Bonanni: "Vittoria inequivocabile". La Camusso: "Senza consenso non si governa la fabbrica"

Il leader della Cisl: "Dopo tantissimi anni è la prima volta che si vince un referendum a Mirafiori su materie di flessibilità, nonostante l’estrema politicizzazione, le minacce e le provocazioni". E l'ex Cisl D'Antoni, ora nel Pd dice: "Vittoria positiva". Ma Cremaschi (Fiom) va allo scontro: "Marchionne ha perso, ora la Cgil scioperi". Landini: "Riaprire la trattativa". E la Camusso mobilita la Cgil per il 28 gennaio

Bonanni: "Vittoria inequivocabile". La Camusso: "Senza consenso non si governa la fabbrica"

Roma - "La vittoria dei sì al referendum di Mirafiori anche tra gli operai e non solo tra gli impiegati è un fatto inequivocabile ed importante. Nessuno può metterlo ora in discussione", sottolinea il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. "Dopo tantissimi anni è la prima volta che si vince un referendum a Mirafiori su materie di flessibilità, nonostante l’estrema politicizzazione, le minacce e le provocazioni di questi giorni. Da alcuni la vicenda di Mirafiori è stata utilizzata con cinismo per discutere del futuro delle aggregazioni politiche più che come garantire l’occupazione e lo sviluppo dello stabilimento", osserva ancora il leader del sindacato di via Po.

"Vittoria anche tra gli operai" La vittoria "chiara" del sì, prosegue Bonanni, "è la risposta di chi ha scelto con senso di responsabilità il lavoro piuttosto che l’incertezza per il futuro e la confusione. Siamo contenti che sia prevalso il buon senso e la ragionevolezza". Questo voto, poi, "è certamente un bene per Torino, per tutto l’indotto e rappresenta un segnale positivo per tutto il sistema- paese perchè vuol dire che in Italia si può investire nonostante tutti i profeti di sventura".

"Ora ritrovare le ragioni del dialogo" Bonanni, quindi, guarda avanti. "Spero che adesso tutti abbassino i toni e si impegnino a rispettare la volontà dei lavoratori, ritrovando le ragioni del dialogo e dell’unità all’interno dello stabilimento". La Cisl "lavorerà per questa prospettiva". "Siamo convinti che l’importanza e la qualità dell’investimento della Fiat a Mirafiori servirà a sanare la frattura e le divisioni tra i lavoratori. Una frattura non voluta dalla Cisl e dai sindacati che avevano firmato l’accordo, ma provocata dalla scelta irresponsabile della Fiom e dall’atteggiamento discutibile da tifoseria portato avanti in queste settimane alcuni giornali e televisioni. Noi per quel che ci riguarda utilizzeremo questo risultato con la pacatezza e le fermezza che abbiamo sempre avuto", assicura il leader della Cisl.

La Camusso (Cgil): senza consenso operaio non si governa "Il voto di Mirafiori, per il quale Rsu e iscritti Fiiom si sono spesi, dimostra che non c’è la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori e quindi nega il ritorno del modello autoritario delle fabbriche-caserme. Sappiano Marchionne e Confindustria che così non si governa". È il leader della Cgil, Susanna Camusso, a commentare così nel corso del direttivo, il voto sul referendum per l’accordo di rilancio su Mirafiori. "Si tratta di un voto che conferma l’esigenza di definire regole di rappresentanza e democrazia per tutti". I no all’accordo sullo stabilimento Mirafiori espressi sono di molto superiori rispetto alla rappresentanza del Fiom. "Tra gli operati direttamente interessati alla produzione è prevalso il no", ha detto la Camusso, sottolineando che il totale dei voti contrari all’accordo firmato da tutti i sindacati, ad eccezione della Fiom, si è attestato su 2307 no. "Siccome la Fiom a Mirafiori ha circa 600 iscritti e ha ottenuto oltre 900 voti all’ultima elezione delle Rsu, l’area dei voti contrari è molto più vasta, una rappresentanza che va molto oltre". "Il risultato noi lo riconosciamo; stiamo discutendo il valore di quel risultato - aggiunge a margine del direttivo - vuol dire riconoscere anche che i lavoratori che dovranno subire le conseguenze di quell’accordo hanno votato no". Anche nella sua relazioni introduttiva al direttivo, Camusso si è rivolto al segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dicendo che "la Cgil è sempre stata d’accordo con il concetto di pluralismo sindacale. Ma il pluralismo va riconosciuto sempre ed è in contraddizione con gli accordi ad exscludendum".

La Camusso mobilita la Cgil per lo sciopero del 28 Susanna Camusso, nel corso del direttivo, ha invitato tutta la Confederazione "a mobilitarsi per avere la piena riuscita dello sciopero generale dei metalmeccanici promosso dalla Fiom per il 28 gennaio". A margine della riunione, a chi gli chiedeva se in ballo ci fosse la possibilità di un nuovo sciopero generale ha risposto "lo sciopero generale proclamato è quello della Fiom e dei lavoratori metalmeccanici. La Cgil ha già detto che sarà in piazza con loro e questa è la mobilitazione che abbiamo di fronte a noi". Sullo stesso tema, il numero uno della Fiom, Maurizio Landini, ha affermato: "Lo sciopero del 28 gennaio ha una ragione ancora più forte".

 

Cremaschi (Fiom): "Ora la Cgil scioperi" "Marchionne ha perso. Noi andiamo avanti, lotteremo e rovesceremo questo accordo", il presidente del comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi alza i toni dopo la sconfitta e sollecita uno sciopero generale della Cgil. Parlando a margine del direttivo della Cgil dell’esito del referendum di Mirafiori ha aggiunto: "C’è stato uno scarto morale e politico totale, tutti quelli che devono subire le condizioni di lavoro volute da Marchionne hanno votato no. Hanno votato sì gli impiegati che non devono sottostare a quelle condizioni di lavoro. Il verdetto appare quindi chiarissimo: gli operai sono contrari a quelle condizioni e nonostante il ricatto, le pressioni e le intimidazioni dicono di no quindi Marchionne ha sostanzialmente perso". Cremaschi ha poi sottolineato che «c’è stata grande soddisfazione della Cgil per il risultato. Durante la riunione la Camusso ha chiesto un applauso per le Rsu e la Fiom di Mirafiori". Il presidente del comitato centrale della Fiom ha quindi affermato come la strada sia quella dello sciopero generale: "Oggi come non mai c’è una domanda popolare per lo sciopero generale. La solidarietà che hanno avuto i lavoratori di Mirafiori è un messaggio chiarissimo". Cremaschi ha infine escluso l’ipotesi di una firma tecnica: "Il voto dei lavoratori ha spazzato via i dubbi sulla questione. Non ci sarà nessuna firma, lotteremo e andremo avanti per rovesciare questo accordo".

E Airaudo ironizza... "A Mirafiori la Fiat ha fatto il suo capolavoro: è riuscita ad aumentare il dissenso nei suoi confronti dal 36% di Pomigliano al 46%". Giorgio Airaudo, responsabile nazionale auto della Fiom, ironizza sull’esito del referendum, nonostante la sconfitta subita. "In pochi mesi il dissenso in fabbrica aumenta e nei posti vicino a casa sua". Duro anche il giudizio di Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas, che parla di "un grande esempio di resistenza e di forza operaia". "Il risultato del referendum-capestro alla Fiat Mirafiori, costituisce un grande esempio di resistenza e di forza operaia e deve tradursi in uno stimolo per tutti i salariati e i settori popolari per una rivolta di grandi dimensioni contro l’arroganza padronale e governativa, a partire dallo sciopero dei metalmeccanici convocato per il 28 gennaio dalla Fiom ed esteso dai Cobas a sciopero generale di tutti i lavoratori".

Landini avverte Fiat: saggio riapire la trattativa "Sarebbe ora un atto di saggezza da parte di Fiat riaprire una trattativa vera perchè quelle fabbriche senza il consenso di quei lavoratori non funzionano". È il leader della Fiom, Maurizio Landini, a rivolgersi così direttamente all’ad di Fiat Sergio Marchionne, alla luce dell’esito del referendum che vede i no al 46%. "È stato un risultato straordinario e inaspettato", aggiunge in una pausa del direttivo della Cgil, e "bisogna ringraziare il coraggio di tutti i lavoratori che, anche sotto ricatto, hanno difeso la dignità loro e di tutti gli altri", aggiunge, ribadendo: "Fiat non ha il consenso dei lavoratori".

D'Antoni: "Vittoria positiva" "L’affermazione del sì al referendum di Mirafiori va salutata con ottimismo perché, in un contesto di dura crisi, apre ad investimenti che garantiscono il pieno mantenimento dei livelli occupazionali. Fiat non deve perdere tempo nella realizzazione di quanto promesso. Procedere con il piano significa onorare la responsabilità ed il coraggio di tutto il mondo del lavoro, che si è espresso a favore dell’accordo del 23 dicembre scorso». Lo afferma Sergio D’Antoni, responsabile dell’organizzazione e delle politiche del Pd sul territorio, nonchè ex leader della Cisl. "Ora che i lavoratori hanno deciso - aggiunge - chi è rimasto fuori ne deve trarre le conclusioni ed aggiungere la propria firma. Mirafiori offre oggi l’opportunità di aprire una stagione di unità nel mondo del lavoro che consenta di far applicare integralmente l’accordo e di difenderee al meglio diritti del lavoratori. Comprendere questo vuol dire essere consapevoli che serve un’evoluzione nei rapporti industriali e sindacali nel solco di nuovi modelli partecipativi di democrazia economica". Il Pd - sottolinea - deve elaborare una proposta che porti a un modello di piena e condivisa responsabilità e investa le forze sociali di una reale capacità decisionale sui processi di sviluppo.

Di certo c’è che, di fronte a questi temi ed alle alte sfide che abbiamo di fronte, il governo non può continuare a fare lo spettatore". "Esca dal coma - conclude - se ne è capace, dia risposte concrete di politica industriale a cominciare da Termini Imerese".

 

 

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