Bond truffa, pressing del Cavaliere sull’Argentina

Ricevuto a Palazzo Chigi il nuovo ministro degli Esteri di Buenos Aires

da Roma

Il governo argentino deve affrontare «con realismo» la questione che riguarda i risparmiatori italiani che non hanno aderito all’offerta di scambio dei tango bond. Ricevendo a palazzo Chigi il nuovo ministro degli Esteri di Buenos Aires, Antonio Bielsa, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affronta proprio il punto nodale dei rapporti fra i due Paesi: cioè il «no» del governo Kirchner alla negoziazione con i risparmiatori che non hanno accettato l’offerta di scambio fra vecchi titoli in default e nuovi titoli argentini.
In massima parte, si tratta proprio di risparmiatori italiani. Il ministro Bielsa, informa una nota della presidenza del Consiglio, ha assicurato che l’Argentina «intende superare l’attuale delicata fase dei rapporti fra i due Paesi in campo scientifico-tecnologico, ma anche economico e commerciale», pur non facendo cenni espliciti alla problematica dei bond.
La questione è davvero molto delicata, e da lungo tempo rappresenta una grossa nube nera nelle relazioni italo-argentine. Meno del 30% dei risparmiatori italiani che avevano investito nelle obbligazioni della Repubblica argentina finite in default ha, infatti, aderito alla proposta-capestro di scambio fra vecchi e nuovi titoli che si è conclusa alla fine dello scorso febbraio. L’adesione globale al concambio è stata invece molto più elevata, avendo superato il 75%. Secondo la «Task Force Argentina», l’associazione di oltre 400mila risparmiatori sponsorizzata dall’Abi, al termine del concambio, erano rimasti in mano degli investitori italiani tango bond per un valore di oltre 8 miliardi di dollari. Secondo il governo argentino, che ha approvato una legge in proposito, chi non ha aderito allo swap ha di fatto perso tutto.
Dal 2001, anno in cui Buenos Aires ha dichiarato la moratoria sul debito, i rapporti italo-argentini si sono via via complicati. L’Italia è riuscita a ottenere dal G7 una dichiarazione che invitava il governo argentino a risolvere in buona fede il contenzioso anche con gli investitori che non avevano aderito allo swap. Tuttavia, nulla si è mosso in questa direzione. Anzi, proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha annunciato che riprenderanno le discussioni con il governo argentino per la possibile concessione di un nuovo programma di sostegno finanziario al Paese latino-americano.

L’economia argentina sta recuperando, dopo la grave crisi finanziaria del 2001, con una crescita che ha toccato il 9% lo scorso anno e l’8,8% nel 2003. Ma Buenos Aires deve ancora restituire al Fmi debiti per 14 miliardi di dollari. E il default ha posto il Paese ai margini della comunità finanziaria internazionale.

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