Bondi: asse Forza Italia-Circoli della libertà

«Il movimento rappresenta un patrimonio inestimabile che disperdere sarebbe folle»

Bondi: asse Forza Italia-Circoli della libertà

da Roma

Onorevole Bondi, c’è chi sostiene che Berlusconi ha «scaricato» Forza Italia o, comunque, che se ne stia interessando molto poco. In cima ai suoi pensieri, si dice, ci sono solo i Circoli e il partito della libertà. Lei si sente «abbandonato»?
«Guardi, Berlusconi non ha abbandonato nessuno, tantomeno Forza Italia che è e resta il baricentro della politica italiana. È da molto tempo che qualcuno cerca di celebrare il nostro funerale inventandosi una realtà virtuale, prefigurando scenari irrealizzabili e successioni premature finendo poi per essere clamorosamente smentito. Su quali basi Berlusconi dovrebbe provare disaffezione per un partito che secondo gli ultimi sondaggi è al 32%? Il patrimonio politico, culturale e ideale accumulato in questi quindici anni da Forza Italia è inestimabile, disperderlo sarebbe una follia».
Allora cosa sta succedendo?
«Vede, i detrattori di Berlusconi hanno sempre ironizzato sulle sue intuizioni, salvo poi copiarle senza mai avere il pudore di fare ammenda. Ebbene, dopo aver ottenuto risultati storici come il superamento in un unico partito degli antichi steccati fra laici e cattolici, l’aver posto le basi della democrazia dell’alternanza, l’aver dato al popolo la possibilità di scegliere un leader e un governo senza delegare la propria sovranità alle oligarchie, Berlusconi ha capito che questo non basta più, che è giunto il momento di alzare la qualità della nostra offerta politica e della classe dirigente, anche attraverso una graduale svolta generazionale. E questo va fatto percorrendo due strade parallele ma complementari: strutturando un partito che sia all’altezza del consenso che riscuote nel Paese e aprendosi alla società civile attraverso i Circoli della libertà, per vivificare la politica con linfa nuova e intercettare il dissenso che percorre tutti i ceti sociali a causa delle scellerate scelte di Prodi».
Ma il fatto di dover ristrutturare il partito non è già un’autocritica?
«Niente affatto. Forza Italia è stata, fin dalla fondazione, un partito carismatico. La rilevanza del ruolo di Berlusconi è stata talmente forte da mettere il partito in una posizione fisiologicamente subordinata. Per questo c’è stato un dibattito anche acceso tra chi propugnava un “partito leggero” e chi, invece, voleva un “partito pesante”. Ma la realtà, finora, è stata solo una: in Forza Italia i voti appartengono in larghissima parte al leader carismatico e la sua presenza nella competizione è l’elemento decisivo per il risultato finale. Così, il gap fra elezioni politiche e amministrative è stato quasi dappertutto rilevante. Ebbene, ora è necessario che il partito cominci a dimostrarsi in grado di gestire il passaggio dalla stagione del fondatore a quella dei suoi successori, e non perché la successione sia un argomento all’ordine del giorno, ma perché ci troviamo di fronte a una competizione sempre più articolata e per affrontarla c’è bisogno di una sinergia sempre più forte tra le immense potenzialità del leader e le risorse del partito. Ma attenzione: molto è già stato fatto, perché Forza Italia è cambiata profondamente negli ultimi anni, potendo contare su una classe dirigente nazionale di prim’ordine e su un diffuso radicamento territoriale, ed è in grado di camminare con le proprie gambe».
Su che basi procede la ristrutturazione?
«Lo strumento principe è il Congresso nazionale, che dovrà essere un congresso vero, in cui tutte le anime del partito portino il loro essenziale contributo. Determinante sarà la riforma dello Statuto, che è in dirittura d’arrivo, attraverso la quale individuare un nuovo modello organizzativo e di partecipazione, con la definizione di una direzione politica come luogo di proposta e di discussione in grado di elaborare la linea del partito nel solco delle indicazioni fornire da Berlusconi. Perché il dato politico irrinunciabile per Forza Italia resta la centralità della leadership di Berlusconi la quale, però, deve essere aggiornata in vista della costruzione di un soggetto politico organizzato. Per questo bisogna aprire a un sistema di vasi comunicanti tra partito e società. E proprio i Circoli voluti da Berlusconi sono questi vasi comunicanti».
Ma se l’obiettivo finale è il partito unico, che senso ha rafforzare un partito destinato a sciogliersi in un contenitore più ampio?
«La prospettiva del partito unitario avrà successo solo se Forza Italia saprà essere la guida e l’interlocutore forte di un confronto politico serrato con le altre forze del centrodestra. Ritengo che le resistenze fossero da mettere in conto, ma che sia assolutamente ineludibile l’obiettivo storico che Berlusconi ci ha indicato: le prime esperienze dei Circoli stanno dimostrando che esiste già nel popolo del centrodestra una coscienza unitaria più forte e convinta rispetto alle dirigenze dei vari partiti. Ancora una volta Berlusconi si è sintonizzato prima di tutti sugli umori e sulle dinamiche del Paese».
Voi state lavorando per il futuro del centrodestra: significa che vi siete ormai rassegnati al fatto che Prodi durerà più del previsto?
«Assolutamente no. Al primo punto della nostra agenda ci deve essere la liquidazione del governo di centrosinistra, che fin dalla sua nascita è minoranza nel Paese e che sta provocando danni incalcolabili. Noi non abbiamo mai pianificato “spallate”, ma il malumore popolare di fronte alle bugie del premier sta per esplodere. Pensi solo al fatto che Prodi ha taglieggiato anche le buste paga di chi guadagna 1.300 euro al mese e alle sorprese che attendono gli italiani quando entreranno in vigore le nuove aliquote catastali, con conseguente devastanti sul pagamento dell’Ici sulla prima casa. Con la sinistra al governo anche i poveri piangono. Di fronte a tutto questo, Forza Italia deve essere pronta a una grande mobilitazione popolare prima che l’occupazione indiscriminata del potere si trasformi in un’irreversibile emergenza democratica. La nostra gente non capirebbe un’opposizione morbida. E noi abbiamo il dovere di ascoltarla e far capire agli alleati che più ci mostriamo uniti, più diminuisce lo spazio vitale del governo Prodi.

Chi mira a indebolire Berlusconi, lavora per il re di Prussia e dovrà essere pronto ad assumersene le responsabilità di fronte agli elettori. Le prossime amministrative saranno, per il governo e per l’opposizione, un banco di prova fondamentale, decisivo per le sorti della legislatura. Ed è un appuntamento che non possiamo fallire».

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