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Bondi è innocente: conosco il mio Sandro quasi più di me stessa

Egregio direttore,
mi rivolgo a lei e al giornale che lei dirige per esprimere alcune mie riflessioni su quanto sta accadendo in queste ultime settimane. O meglio, su quanto si presume stia accadendo leggendo i maggiori quotidiani nazionali. Considerata la mia breve esperienza politica a livello nazionale, non sono mai intervenuta sul suo giornale, ma oggi ho sentito di poterlo, di doverlo fare per ragioni non soltanto politiche.
È proprio in una di queste mattine che, dopo la lettura quotidiana dei giornali, mi è tornato alla mente chiaro, limpido, quasi come di fresca lettura, il romanzo Il processo di Kafka che ho avuto il piacere di leggere più di una volta. Una storia surreale in cui il protagonista viene accusato, arrestato e processato senza conoscerne mai il motivo. La ricerca spasmodica, da parte del povero sventurato protagonista, delle ragioni dell’accusa rivoltagli, si traduce presto nell’atteggiamento preoccupato del colpevole, che ne determina l’accelerazione della causa e la sentenza di colpevolezza. Alla fine l’accusato muore in conseguenza di una sentenza di condanna inflittagli da un tribunale che non lo ha mai informato delle accuse a suo carico.
Ebbene, almeno per ciò che riguarda il mio compagno, il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, credo sia esattamente questo che sta accadendo in questi giorni. È proprio guardando l’espressione incredula del suo viso alla lettura di alcuni quotidiani, che il mio pensiero mi ha condotto a rivivere l’angoscia del protagonista kafkiano vittima di una situazione assurda, con la differenza che quello era un romanzo, mentre noi stiamo vivendo la realtà.
Non si tratta infatti soltanto di un linciaggio mediatico da parte di una certa stampa abituata a demolire l’avversario politico infangando la persona a ogni costo, anche con falsità, ma è qualcosa di molto più sottile e subdolo.
Infatti da un linciaggio, pur ignobile da subire e difficile da superare, ci si può in qualche modo difendere, mentre da presunte accuse o presunti coinvolgimenti in inchieste riportate dai mezzi di informazione, senza peraltro esserne a conoscenza rasenta l’assurdo se non il grottesco.
Purtroppo però non si può definire grottesca una situazione inverosimile quando di fatto si tratta della tragedia di un cittadino impotente, privo di possibilità di difendersi in quanto non sa nemmeno da cosa deve difendersi. Si tratta infatti di casi come quelli che si leggono in questi giorni sulla stampa, di processi mediatici già cominciati senza un vero capo d'accusa, che si troverà, se lo si troverà con un po’ di fortuna, durante le indagini.
Ebbene, caro direttore, io sono assolutamente certa, nel caso di Sandro, conoscendolo quasi più di me stessa, essendone la compagna, che non si troverà il benché minimo capo di imputazione per la semplice ragione della sua totale inesistenza.

Ma mi consenta di denunciare pubblicamente la mia indignazione per ciò che sta accadendo, trattandosi di realtà e non finzione, in questo tanto amato quanto strano Paese dove siamo giunti ad assistere inverosimilmente a processi al contrario dove prima si accusa e nel frattempo si cerca l’eventuale motivazione, col solo scopo di distruggere quelle persone che si differenziano per onestà da altre e che hanno l’unica colpa, per pochi ma non per la maggior parte degli italiani, di rappresentare una determinata parte politica.

deputato Pdl

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