Bonino: sconcertante Di Pietro in Europa

La radicale: «Si preoccupa solo degli interessi nazionali»

da Roma

Ieri si è giocato un nuovo round dello scontro che dalla scorsa estate contrappone il ministro delle Politiche europee, Emma Bonino, e il titolare delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. Sullo sfondo, come di consueto, l’integrazione sfumata tra Autostrade e la spagnola Abertis e l’eventuale avvio della seconda fase della procedura di infrazione che il commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, potrebbe decidere di avviare nei confronti dell’Italia per l’ingerenza del governo attraverso il nuovo sistema di concessioni in una materia affidata al libero mercato.
Questa volta Bonino ha contestato a Di Pietro l’attacco al vicepresidente della Commissione, Franco Frattini, definito, per il semplice fatto di aver professato un’ovvia imparzialità, un «commissario che si preoccupa più dell’Europa che del suo Paese». La leader radicale, in missione a Nuova Delhi, non ha nascosto il proprio malcontento. «Trovo francamente sconcertanti - ha detto - le dichiarazioni del collega Di Pietro che equivalgono a sconvolgere lo spirito e la lettera dei Trattati di Roma (istitutivi della Comunità; ndr). Un conto è difendere i propri dossier, altro varcarne i limiti. I commissari non sono designati per difendere gli interessi nazionali e sorprende che sia un ex deputato europeo a ignorarlo».
Gli strali di Bonino sono stati indirizzati anche al premier Prodi, sollecitato ad affrontare la questione al prossimo conclave. «Tutto questo - ha concluso - depone poco a favore di un governo che è stato presieduto da un ex presidente della Commissione Europea. Propongo che tutto il tema dei rapporti con Bruxelles debba essere oggetto di discussione al seminario di Caserta. Oltre a professarsi europei sarebbe bene averne una pratica un pochino più coerente».
Il numero uno dell’Italia dei Valori ha risposto a stretto giro di posta. «Sono e mi considero anch’io europeo, ma difendo gli interessi del mio Paese», ha dichiarato Di Pietro sottolineando che si tratta di un intervento «contro chi, in nome di un europeismo di facciata e faccendiere mortifica l’Italia, istituzionalmente ed economicamente». L’invito di Bonino alla discussione in quel di Caserta è stato prontamente accolto. «Anch’io - ha chiosato - ho qualcosa da dire in merito allo sbracamento delle nostre istituzioni rispetto all’Europa dei banchieri e faccendieri». Un caveat neanche troppo celato al commissario Kroes, una cui eventuale azione è già stata bollata dal ministro con un «sarebbe una ritorsione incomprensibile».
Intanto Di Pietro ha dovuto incassare anche la secca replica di Autostrade sui finanziamenti erogati ai partiti nella scorsa primavera prima della competizione elettorale e, soprattutto, dell’annuncio dell’integrazione. L’erogazione, spiega una nota, è stata proposta dall’ex amministratore delegato Vito Gamberale al consiglio di amministrazione del 17 marzo 2006 «nelle modalità previste dalla legge ai principali partiti in proporzione alla loro presenza parlamentare». A quella data, «il Cda non aveva alcuna notizia del progetto di fusione con Abertis». Quasi tutti i partiti accettarono, compresa l’Italia dei Valori che in seguito restituì il finanziamento che la società, si apprende, ha poi destinato in beneficenza.
Al di là dei risvolti più o meno populistici come la tutela dei consumatori, l’esecutivo Prodi dovrà affrontare un altro problema spinoso. Non è un mistero che il premier abbia silentemente appoggiato la campagna anti-Autostrade di Di Pietro sia per non perdere un alleato numericamente forte in Parlamento mettendo in pericolo la maggioranza sia perché la famiglia Benetton (azionista di maggioranza del gruppo; ndr) non ha preventivamente concordato con il Professore i dettagli dell’operazione a differenza di Intesa-Sanpaolo. Il nodo è venuto al pettine.

«È il governo più antieuropeista degli ultimi decenni - commenta con il Giornale l’eurodeputato di Fi Antonio Tajani - e il nostro prestigio è in discesa. Non abbiamo bisogno di nuovi Don Rodrigo che impediscano liberi matrimoni tra due gruppi».

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