La Boniver: "Tutti sapevano, il premier nega l’evidenza"

La Boniver: "Tutti sapevano, il premier nega l’evidenza"

Roma - S’occupa di politica estera da sempre, Margherita Boniver, dagli anni del Psi e della prima Repubblica. Nel governo di Silvio Berlusconi, stava alla Farnesina quale sottosegretario con delega per l’Asia, conosce bene lo scacchiere mediorientale, l’Afghanistan e Hamid Karzai: a Kabul è stata 11 volte negli ultimi cinque anni e dal governo di Karzai, così come da quello pakistano, è stata insignita della più alta onorificenza civile mai concessa ad uno straniero. Non a caso, è responsabile Esteri di Forza Italia. Tant’è che ha appena fatto ritorno dal Pakistan dove ha incontrato Pervez Musharraf. E ora che Karzai ammette esplicitamente di aver liberato i detenuti talebani in cambio del giornalista Daniele Mastrogiacomo «per aiutare» e «tenere in piedi» il governo di Romano Prodi, spara a zero e senza riserve su Palazzo Chigi. Il comportamento del nostro governo, dice, «è inqualificabile».
È rimasta sorpresa, dalla confessione pubblica di Karzai?
«Per niente, Karzai ha rivelato una verità che noi già conoscevamo. Il contenuto delle telefonate che Prodi ha fatto a Karzai sollecitando lo scambio era risaputo sin nei dettagli dall’intero governo afghano. Tutti a Kabul, in primo luogo gli uomini del governo italiano, sapevano che se Mastrogiacomo non fosse stato liberato a qualsiasi prezzo, incluso il rilascio di terroristi talebani, il traballante esecutivo Prodi sarebbe caduto».
E le smentite di Palazzo Chigi?
«Il portavoce Sircana ha un bel smentire, ma nega l’evidenza. In Italia lo sapevano anche i sassi che se non ci fosse stato lo strombazzato scambio di prigionieri, le anime belle della sinistra dissenziente si sarebbero moltiplicate per far cadere lo squatter di Palazzo Chigi».
Perché Karzai ha parlato soltanto adesso?
«Perché anche il suo governo è molto fragile, doveva in qualche modo giustificarsi per un’operazione che ha lasciato sbalorditi tutti gli alleati impegnati in Afghanistan. Sarà un caso, ma pochi giorni dopo sono stati sequestrati i due cooperanti francesi. Con l’aggravante che la vicenda del nostro giornalista non è affatto conclusa. Sì, Mastrogiacomo è stato liberato, ma che fine ha fatto il suo interprete afghano, Adjmal Nashkbandi? E Ramatullah Hanefi, l’uomo di fiducia di Gino Strada rinchiuso nelle carceri afghane? L’emergenza non è affatto cessata e sono ancora possibili risvolti tragici. L’insipienza e la faciloneria del nostro governo non aiutano a ben sperare».
Che cosa la stupisce di più, nel comportamento del nostro governo?
«Che non abbiano seguito il metodo Letta. Noi non diciamo che non bisogna trattare, ma nel sequestro di Giuliana Sgrena e degli altri, il governo Berlusconi si è sempre mosso in stretto contatto con l’opposizione. Questi niente, nemmeno una telefonata. Anzi, hanno tagliato fuori persino i nostri servizi».
Di chi è la maggiore responsabilità di aver messo a nudo il governo? Prodi o Massimo D’Alema?
«Che il governo ormai sia nudo, credo non si possa dubitare. Con le verità pelose che han mandato a dire al Parlamento, i mezzucci e i sotterfugi... Ma credo che la responsabilità principale sia del presidente del Consiglio, ha fatto tutto lui».
E Arturo Parisi?
«È il ministro che in questa vicenda si è comportato meglio di tutti, attento alle ragioni umanitarie e a quelle istituzionali. Del resto, s’era già visto nel suo primo viaggio a Kabul, appena nominato alla Difesa, che non gradiva più di tanto dover sedere accanto a Gino Strada».


Che deve fare adesso l’opposizione? Insistere con le dimissioni?
«Questi non hanno la levatura di Roberto Calderoli, che si dimise subito e senza fare storie. No, è inutile invocare le dimissioni... L’opposizione deve far politica, e tenere sotto pressione maggioranza e governo».

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