I cocainomani aumentano a ritmo vertiginoso, purtroppo: il 26 per cento in più dal 2006 al 2008, solo a Milano quelli in cura. Non si considerano tossicodipendenti, eppure della cocaina non riescono a fare a meno. Nella polvere bianca non vedono necessariamente uno strumento di divertimento o di distrazione, piuttosto un mezzo per aiutarsi a gestire ritmi troppo intensi. Una sorta di doping della vita, in grado di annullare stress, fatica o scarsa fiducia in se stessi. Di fronte a quella che è diventata una vera e propria emergenza sociale e sanitaria, la giunta regionale, su proposta dellassessore alla Famiglia e Solidarietà sociale Gian Carlo Abelli, ha approvato lo stanziamento di 448mila euro per finanziare le Asl nelle quali sono attivi i centri per il trattamento e la riabilitazione dei cocainomani: 45mila euro per le strutture con più di 50 utenti, 25mila per quelle con un numero inferiore.
«La Regione Lombardia è già capofila di un progetto nazionale in materia - spiega lassessore - e lo ha esteso a tutti i livelli della regione stanziando risorse pari alla metà di quelle che il governo nazionale ha erogato per tutto il Paese». Il Pirellone ha identificato alcune unità pubbliche e private che «collaborano e risultano eccellenti nei servizi specialistici offerti nella cura della dipendenza da cocaina». Ponendosi come obiettivo, per il 2008, di «rafforzare la piattaforma esistente per poi intervenire sulla prevenzione di un problema sociale che va contrastato e abbattuto».
«È positivo che dopo un lungo periodo nel quale le tossicodipendenze sono state considerate un problema marginale si ritorni a investire - commenta Riccardo Gatti, responsabile del dipartimento Dipendenze della Asl -. Decidere di far crescere un sistema di intervento gratuito e diffuso sul territorio è utile. Anche perché, rispetto al passato, oggi questi centri devono intervenire su situazioni complesse, visto che i consumatori di cocaina sono eterogenei, per stili di vita, estrazione sociale, età».
A Milano sono quattro le strutture interessate dallinvestimento: il dipartimento dipendenze del Sert Canzio (45mila euro), lassociazione Saman (45mila), il dipartimento dipendenze del Sert Gorgonzola (45mila) e lassociazione Comunità nuova (25mila). In tutta la città sono cinque i Sert attivi: «I luoghi dove meglio è conosciuto il problema cocaina, in grado di rispondere in modo adeguato allemergenza», precisa Gatti, ai quali se ne aggiunge uno privato. Inoltre, esistono numerosi centri diurni e comunità che, nellinsieme, gestiscono circa cento posti letto e che lavorano su qualunque genere di dipendenza.
Non è un caso che proprio in Lombardia il numero dei cocainomani sia aumentato così tanto. «Si tratta della regione nella quale il fenomeno è nato e si è diffuso maggiormente - afferma Gatti -. Questo perché il nuovo mercato delle droghe, destinate a persone perfettamente integrate nella società, aveva bisogno di un luogo nel quale ci fossero soldi, lavoro e notevoli possibilità di aggregazione fra le persone». Chi gestisce il traffico, evidentemente, aveva ragione se è vero che in città già da tempo si è verificato il sorpasso. «Sono più numerose le persone che si rivolgono a noi per problemi di cocaina rispetto a quelle che assumono eroina - prosegue Gatti -. Sono cittadini che per molto tempo non hanno creduto di essere tossicodipendenti, poi si sono resi conto che gli inevitabili problemi fisici e psicologici erano causati proprio dalla cocaina». Sostanza che ha effetti disastrosi sullorganismo, anche in assenza di una reale dipendenza.
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