Cultura e Spettacoli

Il boom di Colorado: «Siamo una famiglia che fa ridere»

MilanoEra nato come il figlio post-moderno e televisivo del Derby, il locale milanese che sino ai primi anni Ottanta faceva da chioccia ai pulcini della comicità. Ma Colorado ha svelato un’identità del tutto autonoma. Dall’esordio nel 2002 nella terza serata di Italia 1, è passato alla seconda e poi al prime-time. Era il 2005 e all’epoca dietro la telecamera c’era lo storico regista di Drive In, Beppe Recchia: il quale, come molti «vecchi» del mestiere, ha regalato allo show una delle qualità che l’hanno fatto seguire, domenica scorsa, dall’inatteso esercito di quasi quattro milioni di telespettatori. «Quest’ottava edizione ha un ritmo indiavolato», sintetizza il comico e presentatore Beppe Braida, da tre anni al fianco di Rossella Brescia alla guida dello show. «E mentre Zelig ha un’impostazione più teatrale, noi, proprio come ai tempi di Drive In, facciamo tutto in uno studio. Da quest’anno - dice Braida - abbiamo anche il pubblico pagante in sala, cosa che azzera i tempi morti». «Ma la somiglianza finisce qui - interviene la Brescia - noi non insistiamo tanto sulla “bonazza”, che poi è l’immagine più vivida che ho di Drive In. Qualche volta anch’io mi ritrovo a fare la sexy, ma in altri sketch di provocante non ho proprio niente, e così le comiche che si esibiscono, quest’anno ci siamo ritrovati con una maggioranza di quote rosa».
Braida e Brescia non nascondono la loro felicità per lo share da reality show di domenica, superiore al 16 per cento: «Di questi tempi ridere non fa male - continua Braida - e tra noi c’è un clima da famiglia». Dal Colorado degli esordi, nato dall'ispirazione di Diego Abatantuono assieme a Maurizio Totti e Piero Crispino (anche produttore del primo Tg Mediaset, lo Studio Aperto della Guerra del Golfo), non è cambiato solo il ritmo. Alcuni «nuovi talenti» per la verità non cambiano dal primo laboratorio, come i Turbolenti: «I loro sketch sono i miei preferiti assieme a Baz, Omar Fantini, Pucci e Dario Cassini», continua la Brescia. «Per questa edizione abbiamo visionato trecento nuovi comici, e con i senatori si sperimentano cose nuove», incalza Braida. Aveva conquistato la popolarità a Zelig con il tormentone «Attentato!», ma ha saputo difenderla cambiando genere.
Andare in onda su Italia 1 o su Canale 5 influenza chi si esibisce? «Lo spettacolo sull’ammiraglia è più in grande stile, ma è una questione di budget», dice Braida, che però ha una ricetta infallibile: «Gli sketch se funzionano non vengono mai toccati. Il dramma è quando non funzionano». Perciò, «Colorado è una miscela, c’è il monologo che ti fa riflettere e il matto che va a schiantarsi contro un muro, il nonnetto arzillo, e la parodia della maghetta Winx, ma non solo. In scena portiamo tutta l’Italia, napoletani, calabresi, siciliani, toscani, piemontesi...».

E così, con Rossella Brescia che si deve, dice lei, «togliere dalla testa di essere una ballerina e lasciarmi andare», e con Braida che ama «anche fare la “spalla” che prende gli schiaffi», la miscellanea alla Plauto versione Tv continua, anzi, è una nuova pietra di paragone per chi vuole far ridere.

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