Il boom dei parrucchieri cinesi Bravini e imbattibili nel prezzo

Shampoo, balsamo e messa in piega: 6 euro. Con otto ti tagliano pure i capelli. Il dubbio è l’igiene

Shampoo, balsamo e messa in piega? Sono 6 euro. Taglio incluso? No, allora fanno 8. Non è uno scherzo: i parrucchieri cinesi stanno affollando le strade di Milano, portando via sempre più clienti ai colleghi italiani. Eravamo abituati a prezzi appetibili riferiti a borse, scarpe, vestiti e cianfrusaglie di ogni genere, targati rigorosamente «made in China». Ora, anche i parrucchieri italiani diventano i soggetti a rischio di una concorrenza che viene dall’Oriente.
Le insegne di questi recenti esercizi commerciali, spesso in versione bilingue, non sono concentrate solo nella chinatown milanese, il quadrilatero che ingloba le vie Sarpi, Farini, Messina e Montello, ma si stanno distribuendo capillarmente su tutto il territorio urbano: da corso San Gottardo a via Padova, da piazza Baiamonti alla centralissima via Vettabbia, a due passi da Porta Ticinese. I coiffeur dagli occhi a mandorla offrono prezzi imbattibili e lavorano senza sosta, dalle 9 alle 21, e nella maggior parte dei casi sette giorni su sette, mentre quasi tutti gli italiani sono chiusi la domenica e il canonico lunedì.
La clientela è mista, ma i titolari riferiscono che il 90 per cento è di nazionalità italiana. Si va dal ragazzino che fa i compiti mentre gli danno una «spuntata», alla settantenne che fa il colore cercando invano di scambiare qualche chiacchiera. Molte ragazze puntano al classico taglio e piega al costo di 8 euro, contro i 25/30 richieste dagli italiani. Le signore sorridono per il loro risparmio di circa 40 euro sulla permanente. I tempi di lavoro sono rapidissimi. «L’unica differenza: anziché spendere 35 euro, ne spendo 8», afferma compiaciuta la signora Luisa, mentre Elena rivela che «è già il terzo parrucchiere cinese in cui entro, perché per me quello che conta è la velocità». Per Barbara «i prezzi sono davvero convenienti e perciò chiudo un occhio sulla qualità del servizio».
Di un parere diverso è Chiara: «Accompagno le amiche, ma a me è bastata una volta in cui sono corsa a casa disperata dopo una pessima piega con la piastra. Quell’aggeggio che rovina i capelli è la loro mania». Silvia invece è scettica: «Non ci entrerò mai, è questione di igiene, chissà se sterilizzano gli strumenti di lavoro». In effetti, i negozi dei coiffeur cinesi sono molto naïf, arredati secondo il gusto dell’essenziale: sedie con specchi senza decori, un paio di poster opachi sulle pareti, forbici e spazzole appoggiate su mobiletti plasticati, mensole con prodotti colorati di marche conosciute e divanetti sgualciti per l’attesa, con di fianco giornali anche in lingua cinese.
Oltre ai servizi tradizionali, fanno la manicure e le sopracciglia a 3 euro. A favore delle spose che decidono di votare per il risparmio, realizzano anche acconciature da cerimonia al costo di 15 euro. La filosofia dei parrucchieri con gli occhi a mandorla è improntata sulla semplicità. Non sono previsti trattamenti per la bellezza dei capelli, come impacchi, maschere protettive, lozioni speciali, ristrutturanti anti-crespo o anti-doppiepunte. Da dimenticare i massaggi rilassanti al cuoio capelluto.

Del resto, se sempre più milanesi decidono di affidarsi alle forbici dei cinesi è per il risparmio. E chi è convinto che il tempo speso dal parrucchiere sia un momento di psicoterapia o di vivaci pettegolezzi, rimarrà deluso: la maggioranza di loro parla e capisce a stento l’italiano.

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