Boom di imprese rumene: in un anno 40% in più

Luci e ombre. Le prime illuminano le imprese, il cui tasso di crescita aumenta dell’1,8 per cento rispetto al 2006 doppiando la media nazionale; le seconde invece, oscurano le infrastrutture che «nel rapporto di quest’anno non entusiasmano». Parla Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di Commercio di Milano, e mentre snocciola i dati relativi al 2007, ammette: «è un bilancio luci e ombre: in generale Milano cresce meno rispetto al 2006, ma lancia segni di speranza». Continua la voglia di fare, dunque. Ma alla resa dei conti, fanno soprattutto gli immigrati: 20mila le imprese con titolare straniero che crescono del 3,2 per cento. E se in Italia se ne trovano poco più di 6 ogni cento italiane, a Milano la quota arriva fino a 14. Guardando fuori dall’Europa, le principali nazionalità sono l’egiziana (4.344), la cinese (2.675) e la marocchina (1.438), a livello comunitario invece, il record spetta ai rumeni che possiedono la metà di tutte le aziende (1.514 su 2.729), praticamente il 40 per cento in più rispetto al rapporto 2006. Le gestiscono in prevalenza gli uomini, ma le donne nigeriane, seguite a ruota dalle cinesi, si dimostrano le straniere più intraprendenti.
Su e giù. La produzione industriale aumenta dell’1,7 per cento ma sembra aver esaurito la sua fase propulsiva. L’artigianato infatti, evidenzia una crescita insoddisfacente (+0,6) e una pesante flessione del fatturato reale (-4,6%). Prosegue il trend negativo del commercio al dettaglio con un arretramento del volume d’affari dello 0,3 per cento, mentre una leggera espansione si riscontra nel settore dei servizi (+0,4%).
Maglia nera alle infrastrutture, ammette Chevallard mentre punta l’indice contro la rete ferroviaria e la rete stradale. Un esempio concreto: per ogni mille abitanti Milano conta 2,8 chilometri di strade rispetto a una media nazionale di quasi 14. E ancora, per ogni mille autoveicoli circolanti 3,8 chilometri di strade rispetto ai 17,8 italiani.
«Occorre fare di più in alcuni settori - spiega il presidente della Camera di commercio Carlo Sangalli - per far diventare l’Expo 2015 un’opportunità di grande rilevanza». Plaude alla «capacità di saper far convivere gli opposti», una competenza che «è stata sempre la vera forza» di Milano. «Le multinazionali (che a Milano rappresentano il 20 per cento di quelle nazionali) e il lavoro autonomo (in crescita del 2,4 per cento), la piccola impresa radicata nel territorio e il designer straniero che vede a Milano la sua città di riferimento, lo studente di talento attratto dalle nostre università e l’immigrato che diventa imprenditore». Bene import (+14,7) ed export (+7%), ma la Milano dell’internazionalizzazione sembra invecchiare di più rispetto alle colleghe europee che contano solo 120 anziani (contro 143 milanesi) ogni 100 giovani.
La speranza, a tirar le somme, arriva dal mercato del lavoro con un tasso di occupazione in crescita (+68,1%) e quello di disoccupazione sceso di un punto percentuale rispetto al 2006, quasi la metà della media nazionale.

Prove generali di Expo: cresce il flusso di turisti non italiani raggiungendo le 6,8 milioni di persone e aumentano anche i milanesi che hanno deciso di spostarsi per le vacanze al di là dei confini nazionali. Giusto per provare e giudicare se, rispetto all’estero, sono più intense le luci o le ombre.

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