Boom di stupri nel 2008 ma solo metà dei colpevoli finisce dietro le sbarre

Uno studio della Fondazione Ismu rivela che ogni abuso costa alla società 150mila euro tra cure, indagini, processi e detenzione

Non bastano le esistenze marchiate a fuoco da uno stupro, l’umiliazione e la vergogna che tappano la bocca alle donne e le costringono a stare in silenzio. Le violenze a sfondo sessuale hanno un costo per la collettività, e in euro. La Fondazione Ismu con l’equipe di Transcrime è riuscita in quello che può sembrare impossibile, cioè quantificare il danno derivante da un abuso. Per chi lo subisce e per i contribuenti. Fanno centocinquantamila euro a violenza. Numeri di uno studio diffuso ieri, in occasione del tredicesimo Rapporto sulle migrazioni in Italia. Il calcolo infatti è costruito sulla scorta di modelli anglosassoni da un team di ricercatori coordinati da Andrea di Nicola - docente di Criminologia all’università di Trento - fa riferimento ai soli reati compiuti da immigrati stranieri.
A Milano di violenze sessuali di vario tipo (compiute da italiani, stranieri o da ignoti) se ne sono registrate 342 nello scorso anno solare, con un incremento del 20 per cento rispetto alla precedente statistica, perfino il 74 se confrontato ai dati del 2004. Il record rischia di essere drammaticamente battuto: fino a oggi sono stati 27 gli abusi accertati nel solo mese di gennaio. Quattro in una settimana. Emergenze, a detta dell’assessore alle Politiche sociali del Comune, Mariolina Moioli, «che maturano praticamente ogni giorno in situazione di grave precarietà e clandestinità, basta guardare il numero crescente di donne straniere coinvolte». Vero, ma l’analisi rischia di essere parziale se non si prende in considerazione il fatto che soltanto un episodio ogni 10,8 viene regolarmente segnalato dalle vittime alle forze dell’ordine. A preoccupare, e tanto, è anche un’altra percentuale rivelata dai criminologi: le indagini, in questi casi, riescono ad assicurare alla giustizia appena la metà dei responsabili. Il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, interpellato sulle contromisure da adottare, s’era mostrato più ottimista: «L’80 per cento degli aggressori viene catturato, la cittadinanza deve sapere che polizia e carabinieri lavorano incessantemente». E ha concluso lodando le iniziative di Regione e Comune per quanto riguarda i corsi di auto-difesa femminile, negli ultimi tempi sempre più frequentati. Specchio, allo stesso tempo, delle paure di una città ma anche della voglia di reagire all’escalation di violenza.
Al di là delle cifre, lo studio della Fondazione Ismu introduce nuovi elementi nel dibattito sulla sicurezza. E così sarebbe lecito risalire alla spesa assolta (in via più o meno virtuale) dai milanesi nell’ultimo anno. Esercizio peraltro ripetibile alla luce degli ultimi fatti di cronaca, quando sono stati identificati come responsabili cittadini stranieri. Ebbene, se da una parte i costi di prevenzione del reato, così come i danni pecuniari, sono nella realtà incalcolabili per quanto concerne gli stupri, è possibile invece ipotizzare una stima dei costi intangibili (danni biologici e morali: costo della paura, della sofferenza e del dolore) pari oltre 30mila euro per violenza e dei cosiddetti «lost outputs» (cioè il valore del tempo perso in termini di mancato reddito in conseguenza del reato) quantificabili in 21.250 euro. La voce di spesa relativa alle cure sanitarie, dati i lunghi tempi richiesti per una perfetta guarigione fisica, fa registrare una spesa media di oltre 5mila euro.

Altro discorso va fatto per i costi reali delle azioni di contrasto alla criminalità, delle attività inquirenti e giudicanti, oltre a quelli per applicazione ed esecuzione della pena.
Sembrerà un modo asettico o sterile di guardare al problema. I tecnici assicurano che l’obiettivo piuttosto «è di valutare le politiche più efficienti di reazione e prevenzione delle violenze».

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