Borges, vecchio leone ha ucciso il coccodrillo

Nei giornali lo stato di allerta era cominciato la settimana scorsa, quando un coccodrillo aveva cominciato ad agitarsi in archivio. Il coccodrillo, come si sa, è la rievocazione di un personaggio famoso, saggiamente preparata in tempo per non farsi sorprendere dall'annuncio improvviso della morte: in questo caso i giornalisti avevano lavorato con tutto comodo perché il personaggio, Jorge Luis Borges, aveva avuto il riguardo di annunciare personalmente il trapasso addirittura con sei anni di anticipo. «Mi ucciderò il 25 agosto 1983 - aveva scritto nel '77 - disteso sul letto di un albergo di provincia vicino a Buenos Aires». Il movente era abbastanza comune, il rifiuto di invecchiare: Borges aveva allora 78 anni e cominciava a perdere la vista. Candidato al Nobel per la Letteratura fin dall'adolescenza, non lo aveva mai avuto: a Hemingway lo avevano dato, e si era suicidato lo stesso sedici anni prima. Tutti dunque si fidarono e attesero, ma proprio ieri, a poche ore dalla scadenza il genio ha cambiato idea. «Mi domando perché dovrei uccidermi - ha dichiarato, ed era quasi offeso -. Ci pensa già il tempo, a fare questo». Parole d'oro. Ormai completamente cieco e ancora più malridotto che nel '77 Borges si è ricordato che «deve scrivere cinque libri» e soprattutto che «esistono le donne». «Mi innamoro continuamente - ha detto -. Non ho fatto altro da quando avevo cinque anni».
Borges non ha avuto il Nobel per quello che ha scritto, ma dovrebbe averlo ora per quello che ha detto. A 84 anni, cieco e piagato, il vecchio leone ha ucciso il coccodrillo e torna nella foresta. A tentoni, pazienza.

Ma c'è sempre il metodo Braille.
Il Giornale - 24 agosto 1983

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