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"Boris è un perfido. Ma qui emergono anche i suoi lati buffi"

Il basso bielorusso: "A Milano finirò avvelenato con un risotto"

"Boris è un perfido. Ma qui emergono anche i suoi lati buffi"
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Spetta al basso Aleksander Róslavets dare corpo e voce a Boris Ismailov, coprotagonista di Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, l'opera di Dmitri Shostakovich che inaugura la stagione della Scala il 7 dicembre. Nel libretto è un ricco mercante, nella lettura del regista Vasily Barkhatov diventa invece il proprietario di un lussuoso ristorante Art Déco. Boris governa e manipola da despota crudele e libidinoso, sogna di portarsi a letto la nuora Katerina, supplendo ai doveri coniugali che il figlio non assolve. Katerina, però, sceglie da sé, pur finendo tra le braccia di Sergej, seduttore conclamato di donne facoltose. Boris scopre l'adulterio, scatena un uragano salvo ritrovarsi avvelenato: proprio dalla nuora.

Bielorusso, con studi tra San Pietroburgo e Mosca, dove ha lavorato al Bol'oj fino al 2016, Róslavets vive e lavora ad Amburgo da dieci anni. Arriva a Milano con un Boris già collaudato, avendolo debuttato nel 2023 proprio all'Opera della città anseatica (dove - curiosità - sorgerà un altro teatro d'opera da 500 milioni, finanziato per il 70% dal miliardario Klaus-Michael Kühne).

Ma davvero suo figlio Zinovij è così sciocco come lei lo tratta?

"Sì. Ma cosa ci posso fare?"

Scarpia è il personaggio più perfido dell'opera italiana. Boris pare addirittura peggiore.

"Esatto. In quanto a perfidia, Boris non ha rivali. Però questi ruoli da cattivo mi divertono".

C'è qualcosa di positivo nel suo personaggio?

"No, però il regista ne fa emergere i lati buffi".

Quali, per esempio?

"Quando la sua mente corre alla gioventù, a quando giocava a hockey sul ghiaccio. Gli anni in cui sognava di crescere un figlio brillante".

Invece ecco Zinovij, remissivo e senza personalità.

"Proprio così. Consapevole dei limiti del figlio, Boris vorrebbe almeno un erede forte cui lasciare tanta ricchezza".

Nell'opera si condanna la figura di chi detiene capitali. Vale anche qui?

"Sì. In questa produzione Boris è un boss amico dei capi dell'esercito, della Chiesa, dell'amministrazione. Un po' come nella Russia degli anni Novanta: entri negli affari e subito ti ruota attorno ogni potere".

Lei conosce bene la Russia avendovi studiato e lavorato.

"Ma da tempo ormai vivo in Germania. Quest'anno ho cantato quasi solo Shostakovich, vista la ricorrenza".

Quando scopre di essere avvelenato, impreca senza mezzi termini.

"Eh sì, dico apertamente puttana alla mia nuora. Dopotutto mi ha avvelenato con funghi tossici nel risotto".

Ma Shostakovich non li mette nella zuppa?

"A Milano mangiate il risotto... quindi via col risotto".

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