Bormida, il sindaco cede la sua poltrona alla moglie

Non fosse per la scritta «Municipio» sopra la porta d'ingresso, sembrerebbe una tranquilla casetta monofamiliare. In realtà, all'interno è tutto a posto: un'indaffaratissima segretaria, l'albo pretorio, lo studio tecnico. Ciononostante, l'impressione di focolare domestico non è poi così fuori luogo.
Spieghiamo subito: nel 1995, Graziano Falciani è stato eletto sindaco di Bormida. In tutto 486 anime giuste giuste all'anagrafe, in un grazioso e incontaminato (la densità di territorio verde per abitante è la più alta della Liguria) comune al di là dei monti che proteggono Finale Ligure. Evidentemente la giunta da lui guidata dev'essere piaciuta agli elettori, che lo hanno riconfermato quattro anni dopo: il suo secondo e - la legge parla chiaro - ultimo mandato. Così, alla vigilia delle elezioni 2004, dovendo trovare qualcuno che prendesse la sua eredità, Falciani si è guardato intorno. Non che abbia dovuto aguzzare la vista più di tanto: la persona che ne avrebbe raccolto il testimone si trovava molto vicino a lui.

«A suon di sentir parlare in casa di questioni amministrative - spiega Falciani - mia moglie era diventata un'esperta. E allora le ho proposto: perché non ti candidi tu?». La signora Bruna ci ha pensato su giusto il minimo indispensabile, poi ha pronunciato un altro importante «sì» al cospetto del proprio consorte. I fatti (...)

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