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Bce, la Germania è nei guai: Bund mai così male da 12 anni

Il presidente della Bce, Christine Lagarde, ha affermato che il suo obiettivo è di riportare l'inflazione al 2% e di dare stabilità ai prezzi. Borse in calo per le sue parole

Bce, la Germania è nei guai: Bund mai così male da 12 anni

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Bce: Germania nei guai. Bund mai così in crisi da più di 10 anni

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Profondo rosso per le Borse europee e spread tra Btp e Bund tedeschi è tornato a salire toccando quota 188 punti percentuali. A seminare il panico sui mercati azionari europei sono state le parole di Chistine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, che in audizione al Parlamento europeo ha dichiarato: "Non si prevede una recessione nel nostro scenario di base. Riporteremo l'inflazione al 2% nel medio termine. Non parliamo al momento di una riduzione dei tassi. Per un periodo sufficientemente lungo dobbiamo mantenerci su questo livello di tassi di interesse per garantire il ritorno dell'inflazione al 2%".

Dopo queste parole, i tassi sui Bund a 10 anni sono schizzati registrando un nuovo record dopo 12 anni riconfermando così il bagno di sangue che è tornato a prendere di mira i titoli di stato dell’Eurozona complice il rinnovarsi della paura di tassi più alti per un periodo di tempo più lungo.

La dichiarazione del presidente Lagarde si rifà a quanto sancito dallo statuto della Bce, che prevede un tasso di inflazione pari al 2% quale indicatore ottimale di stabilità economica nel medio termine e di una situazione economica in crescita nell'Eurozona. La signora Lagarde, per contrastare il fenomeno inflattivo che si è generato dalla crisi energetica causata dal conflitto russo-ucraino, intende restringere la base d’offerta monetaria, ovvero ridurre la liquidità in circolazione, alzando i tassi di interesse per evitare che la spirale inflattiva pieghi ancora di più l’economia del Vecchio continente. Il timore è che un approccio di questo tipo possa colpire gran parte delle famiglie dell’Eurozona che devono affrontare il pagamento di mutui a tasso variabile.

"Abbiamo bene in mente quanto dolore infliggono i tassi d'interesse a questi livelli nell'area euro, quanta sofferenza c'è. Ve lo assicuro", ha detto Lagarde "per esempio, il 30% delle famiglie negli Stati membri hanno mutui a tasso variabile. E' dura, lo sappiamo". Il presidente della Banca centrale europea ha dimostrato comprensione per quanto riguarda gli effetti che una politica monetaria restrittiva potrebbe causare ma, a suo avviso, lasciare fare all’inflazione “il suo corso” senza che si intervenga in modo drastico e tempestivo, rischierebbe di essere più nocivo rispetto a un rialzo dei tassi di adesso: "Vi pregherei di valutare che cosa accadrebbe se lasciassimo semplicemente correre l'inflazione nell'area euro. Quanta fiducia, quale certezza avrebbero gli investitori sul fatto che progetti a cinque, sei, dieci anni alla fine producano un rendimento, se non sanno a quale livello sarà ancorata l'inflazione o se verrà lasciata libera di correre? E' questo ciò che ci guida".

Le dichiarazioni di Lagarde hanno suscitato un certo sgomento tra gli analisti e i mercati finanziari poiché ci si aspettava che, dopo l’estate, ci fosse un’inversione di tendenza rispetto al rialzo dei tassi di interesse, dati i dati economici dell’Eurozona poco confortanti che lasciano presagire una recessione di proporzioni notevoli: i prestiti alle famiglie, nell’Eurozona, sono calati al ritmo annualizzato dello 0,8%, il più basso da quando esiste la moneta unica. Nel secondo trimestre del 2023, la Bce si aspettava una crescita dello 0,3% mentre l’Eurostat, l'agenzia statistica europea, l’ha stimata allo 0,1%. Per questo motivo, si credeva di escludere un aumento dei tassi d’interesse, ma invece, è stato annunciato il decimo rialzo da quando l’ex ministro del Commercio e dell’Industria francese si è insediato all’Eurotorre di Francoforte.

A proposito di quanto poco è cresciuta l’economia nell’Eurozona, Lagarde ha fatto il quadro agli europarlamentari della commissione per i problemi economici e monetari dell’Eurocamera: "L'attività dell'area euro è rimasta sostanzialmente stagnante nella prima metà del 2023 e gli indicatori recenti segnalano un'ulteriore debolezza nel terzo trimestre. La minore domanda di esportazioni dell'area dell'euro e l'impatto delle rigide condizioni finanziarie stanno frenando la crescita, anche attraverso minori investimenti residenziali e aziendali. Anche il settore dei servizi, che fino a poco tempo fa era stato resiliente, si sta ora indebolendo". Lagarde ha infine aggiunto: "Finora il mercato del lavoro è rimasto resiliente, nonostante il rallentamento dell'economia, con il tasso di disoccupazione rimasto al minimo storico del 6,4% a luglio.

Ma mentre l'occupazione è cresciuta dello 0,2% nel secondo trimestre, la creazione di posti di lavoro nel settore dei servizi si sta moderando e lo slancio generale sta rallentando”.

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