
Continua la cura dimagrante del colosso tedesco dei componenti Bosch, una terapia d'urto che il management considera inevitabile per raggiungere una redditività del 7%, in un settore automotive sempre più in difficoltà, rispetto al 3,8% del precedente esercizio. Pronti, dunque, altri 13mila tagli entro il 2030. Già nel 2024 Bosch aveva ridotto di 11.600 unità la forza lavoro nella divisione Mobilità, la più grande del gruppo, che conta 230mila addetti nel mondo (di cui 4.500 in Germania) e genera circa due terzi dei ricavi generali: 90,3 miliardi. In quanto fondazione, inoltre, Bosch deve garantire rendimenti adeguati per mantenere la propria indipendenza finanziaria. L'incertezza in Europa sulle future politiche relative alla mobilità, continua a penalizzare i big occidentali, tra cui Stellantis, alle prese con «l'adeguamento dei ritmi di produzione degli impianti con chiusure temporanee per far fronte a un mercato difficile».
Ad agosto, infine, rispetto a vendite complessive in Europa in crescita del 4,7% (l'ibrido resta in cima alle preferenze con una quota del 34,7%), il gruppo guidato da Antonio Filosa segna un +2,2%, restando però negativo da gennaio: -7,4%, giù anche la quota dal 16,2% al 14,9%.