Borsa e mercati

Il crollo di Deutsche Bank e delle borse? Sarebbe colpa di una scommessa

Una scommessa sui Cds alla base del crollo-shock di Deutsche Bank. E ora i mercati temono la volatilità imperante

Una scommessa avrebbe fatto crollare Deutsche Bank e le borse

Una "scommessa" ben piazzata e con una leva notevole ha travolto le azioni di Deutsche Bank la scorsa settimana, sull'onda finanziaria e, soprattutto, emotiva del fallimento di Silicon Valley Bank in California e della tempesta su Credit Suisse a Zurigo. Questa l'ipotesi di Bloomberg che ha identificato un’operazione sui credit default swap (Cds) del colosso di Francoforte dal valore di 5 milioni di euro come il sassolino che ha fatto franare la montagna.

Che cosa sono i Cds e perché la notizia è importante

I Cds, lo ricordiamo, sono derivati che "prezzano" le possibilità che un istituto possa fare default. Si tratta di un tipo di derivati molto diffusi come opzione di copertura per i rischi di credito. Garantiscono contro l'insolvenza potenziale di un debitore dietro il pagamento di una provvigione periodica. Più il loro valore sale in punti base rispetto al valore sostanziale di un titolo azionario o obbligazionario, più il rischio di default, cioè di insolvenza sul debito, dell'emittente di tali titoli aumenta. E i Cds di Deutsche Bank si sono impennati negli ultimi giorni.

Il Corriere della Sera, riportando voci degli ambienti europei, sottolinea che "le autorità di controllo avrebbero discusso con alcuni operatori del mercato la transazione, avvenuta su mercati poco liquidi, dove anche una sola puntata può generare forti movimenti".

Notevole a tal proposito l'effetto-leva generato dalla scommessa: "1,6 miliardi [di euro, ndr] di capitalizzazione bruciati da Deutsche e oltre 30 miliardi dall’indice delle banche europee". Una leva di 320 a 1 per Deutsche Bank tra valore della scommessa e "danno" cagionato e di 6.000 a 1 per l'intero mercato: questo mostra il peso della volatilità che domina le borse. In cui una scommessa ben piazzata può portare operatori desiderosi di giocare sul filo dello shorting, la scommessa ribassista sui titoli, a fare profitti notevoli con poco prezzo. Tutto questo a danno della stabilità finanziaria del sistema.

Deutsche Bank rafforza la volatilità

Per investitori e risparmiatori la fase attuale è complessa e all'insegna della volatilità. Casi come quello della banca tedesca devono rappresentare un grande invito alla prudenza nel non fare il passo più lungo della gamba.

In quest'ottica, la palla passa in mano ai regolatori. La Consob, in Italia, e le autorità di vigilanza strutturale dell'Eurosistema a livello comunitario. Un italiano, Andrea Enria, guida in quest'ottica la supervisione bancaria dell'Eurotower. La Banca centrale europea è schierata in trincea per evitare un'escalation della speculazione.

"Il Cds quinquennale di Deutsche è salito da meno di 100 punti base due settimane fa a oltre 200 punti base entro venerdì, mentre crescevano le preoccupazioni che il prestatore tedesco potesse essere il prossimo a subire pressioni dopo tre fallimenti bancari regionali statunitensi e la vendita forzata di Credit Suisse a Ubs", sottolinea il Financial Times. Allo stesso tempo, "gli hedge fund stavano costruendo le loro scommesse contro le azioni di Deutsche. L'interesse a breve è salito da meno del 2% a oltre il 3% – il livello più alto da maggio – nello stesso periodo, secondo S&P Global Market Intelligence". Il crollo del 14% di Deutsche Bank nella giornata di venerdì 24 febbraio ha allarmato i mercati e lo stesso cancelliere Olaf Scholz è dovuto intervenire per respingere ogni parallelismo tra Credit Suisse e l'istituto di Francoforte.

Effetto contagio? Non per adesso

Volatilità non significa necessariamente contagio. L'effetto-panico ha colpito la banca sulla scia della scommessa, ma Deutsche Bank ha almeno due frecce al suo arco che Credit Suisse non poteva permettersi di mantenere con sé: da un lato, è una banca tornata a fare utili dopo anni di austerità interna, una svolta digitale e la cura dimagrante dai titoli tossici, mentre Credit Suisse era oberata da scandali e perdite operative. Dall'altro, la sua diretta correlazione con il governo di Berlino e la solidità della Germania, i cui titoli hanno beneficiato della fly to quality degli ultimi tempi la mette al sicuro dal rischio di cambio e del rincaro dei tassi d'interesse.

Il "contagio" per ora è più emotivo che finanziario. Ogni tempesta, da Svb a Deutsche Bank, si è esaurita senza provocare per ora uno smottamento a catena. La vera minaccia per investitori e Paesi è oggi quella di una perdurante e viscosa incertezza capace di costringere a navigare a vista, mentre finanzieri corsari e speculatori possono sfruttare le contingenze.

L'ignoto autore dell'offensiva contro Deutsche Bank, in un certo senso, ha prodotto l'effetto di risvegliare l'attenzione su questo rischio: se la vigilanza alzerà la linea del Piave per rendere strutturalmente più sicure le banche, potrà essere un bene per tutti i mercati.

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