
La caccia all'oro non conosce soste e ieri il metallo giallo ha frantumato per la prima volta il muro dei 4mila dollari l'oncia con gli investitori alla ricerca di una copertura privilegiata in periodi di svalutazione monetaria e incertezza geopolitica. Il futures con scadenza dicembre ha toccato ieri un picco storico a 4.014 dollari l'oncia, portando la crescita da inizio anno al 53%, mentre il prezzo spot viaggia ancora poco sotto il muro dei 4mila. L'incertezza della situazione politica oltreoceano rafforza l'attrattiva del lingotto. Democratici e repubblicani non mostrano al momento alcun sostegno trasversale alle proposte di finanziamento del governo, lasciando irrisolta la situazione di stallo che potrebbe prolungarsi ancora aggravando l'impatto dello shutdown sulla crescita economica. Sullo sfondo rimangono anche le crescenti attese per ulteriori tagli dei tassi da parte della Federal Reserve che a fine mese dovrebbe abbassare il costo del denaro di altri 25 punti base. Secondo gli analisti la corsa del metallo più pregiato è destinata a continuare.
Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le proprie previsioni indicando un traguardo a 4.900 dollari entro la fine del prossimo anno indicando gli afflussi che hanno sostenuto il rally dell'ultimo mese e mezzo - in particolare gli acquisti tramite Etf e quelli delle banche centrali come elementi persistenti. In particolare, le banche centrali dei Paesi emergenti risultano sempre più attive in ottica di diversificazione strutturale dal dollaro statunitense e sono quindi viste come il fattore principale di spinta per le quotazioni.
In due anni l'oro ha raddoppiato il proprio valore e da agosto i prezzi sono passati da 3.300 a 4.000 dollari. C'è chi invita alla prudenza in quanto un accordo sullo shutdown o dichiarazioni da falco della Fed potrebbero innescare un dietrofront. «Guardando ai prossimi mesi non si può escludere un rallentamento fisiologico se non un vero e proprio storno di 300-500 dollari - rimarca al Giornale Carlo Vallotto, analista tecnico finanziario indipendente ma per chi investe in un'ottica di 5-10 anni ha poco senso aspettare il momento giusto per acquistare e non salire su uno dei rally più forti degli ultimi decenni».
Ieri l'investitore miliardario Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, ha paragonato la situazione attuale a quella dei primi anni '70, quando l'inflazione, l'elevata spesa pubblica e l'elevato debito pubblico erodevano la fiducia in titoli di debito pubblico. A detta di Dalio gli investitori dovrebbero allocare fino al 15% dei loro portafogli in oro come strumento di diversificazione rispetto agli altri principali asset.