Il manicomio europeo sugli Eurobond si somma allincubo sempre più pressante che gli Stati Uniti cadano nuovamente in recessione: questa mattina il risveglio delle Borse molto difficilmente sarà dei migliori, eppure anche in Piazza Affari cè una piccola pattuglia di realtà che è riuscita, perlomeno, a limitare i danni della crisi. Si tratta di aziende perlopiù del mondo del lusso, della ristorazione, dellalimentare o del farmaceutico: i cosiddetti settori «anticiclici», dove tendono a cercare rifugio i grandi investitori quando la situazione volge al peggio, proprio perché sono meno esposti al ciclo economico e, quindi, allandamento dei consumi. Il risultato è che, per esempio, tra i big del listino sia Autogrill (-8,6% dal 21 luglio) sia Campari (-10,5%) hanno più che dimezzato la perdita subita dallindice Ftese Mib nellultimo mese (-25%) e Luxottica lha attutita (-15%). Ma è soprattutto allargando linquadratura allintera Borsa italiana, e iniziando i calcoli dallinizio dellanno, che si scoprono alcuni campioni di «resistenza» come Lottomatica, che resta in attivo del 15% dal punto di vista delle quotazioni, Gemina (+13%) e ancora una volta Campari (+5,2%), insieme alla pattuglia di medie e piccole realtà come Molmed, Aeffe, Damiani, Meridiana Fly, Biancamano, Piquadro o Mondo Home. Cui si aggiunge il Credito Bergamasco che da gennaio mostra un progresso del 7,5%, più che invidiabile se paragonato al disastro borsistico vissuto dal settore finanziario, dove Intesa Sanpaolo quota meno di quanto valeva il solo Sanpaolo-Imi prima della fusione del 2006, e Unicredit è sostanzialmente in linea con la vecchia Capitalia (che ha annesso nel 2007).
Borse a prezzi di saldo quindi, ma il denaro di piccoli e grandi investitori resta ostaggio della crisi del debito sovrano e dellincapacità dei governi di individuare soluzioni efficaci. A partire dallo scontro sugli Eurobond in cui è rimasta prigioniera lUnione europea. Dopo la bacchettata del presidente Herman Van Rompuy contro lazzardo della Commissione di promettere uno studio di fattibilità per dare corpo le obbligazioni anticrisi made in Europe, ieri è stata ancora una volta la Germania di Angela Merkel ad affossare il progetto. Gli Eurobond, ha detto la cancelliera tedesca alle prese con problemi di consenso, sono una «cattiva strada» che condurrebbe a «unUnione del debito invece di portare più stabilità». «La soluzione alla crisi attuale non passa per gli Eurobond», ha sentenziato frau Merkel, pur ammettendo di «non sapere se in un futuro lontano avremmo bisogno di adattarci». Dietro cè tutta la forza esercitata del blocco franco-tedesco, per nulla intenzionato a pagare di più il proprio debito pubblico per colpa di quelli che considera gli eccessi dei Paesi mediterranei.
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