La borsa non è più solo da ufficio Piquadro sale su The Bridge

Ha acquisito la società fiorentina fondata nel 1969: realizza pezzi da veri estimatori come la celebre «doctor's bag»

Lucia Serlenga

Che le borse siano i nuovi gioielli è un dato di fatto. Che siano protagoniste di grandi cambiamenti sulla scena industriale e commerciale, è una realtà. Tant'è: Piquadro, la società per azioni quotata alla Borsa di Milano, ha sottoscritto un accordo di acquisizione dell'ottanta per cento de Il Ponte Pelletteria, la società fiorentina controllata da Il Ponte cui fa capo il marchio di pelletteria di lusso The Bridge. Il prezzo è stato concordato in 3.175.000 euro in due tranche mentre il contratto prevede un'opzione d'acquisto e vendita sul restante 20 per cento in mano ai co-fondatori (Novella Ferri e la famiglia Benvenuti) esercitabile fra il gennaio 2021 e il marzo 2023. Il closing dell'operazione è previsto per il prossimo 31 dicembre. «Mi sono innamorato del marchio The Bridge quando, visitando i migliori mercati vintage del mondo, ci ho trovato la doctor's bag, i bauli, le valigie, pezzi da collezione per veri estimatori» racconta Marco Palmieri, presidente e amministratore delegato di Piquadro parlando di veri oggetti di culto tra i quali anche la celebre borsa rettangolare con cinturini porta giornale o portaombrello. Straordinaria, antica e preziosa la lavorazione da bottega artigiana fiorentina - l'azienda con sede a Scandicci, una sessantina di dipendenti e altri venticinque nella rete di negozi monomarca, è stata fondata nel 1969 - con pellami italiani pieno fiore conciati ai tannini vegetali, tinti a mano con tamponi di lana e lucidati con rulli d'ambra per ottenere un cuoio che con il passare del tempo acquista un fascino vissuto. «L'artigianalità, il radicamento territoriale, l'ecologia e l'iconicità sono aspetti di questo straordinario e unico brand che, se adeguatamente valorizzati, possono garantite significative crescite. Il suo posizionamento, complementare rispetto a Piquadro, consentirà al gruppo di attivare sinergie in vari ambiti, a partire da quelli distributivi, industriali e finanziari. Ci auguriamo che per il gruppo Piquadro sia l'inizio di un processo di aggregazione di marchi di accessori nel segmento premium con forti connotati di iconicità, con i quali condividere processi e best practice» aggiunge Palmieri sottolineando di come occorra una sensibilità particolare per convincere una famiglia che ha creato un marchio di successo a rinunciare a un pezzo di cuore pur di assicurargli un futuro internazionale. «Contiamo di raddoppiare gli attuali 22,2 milioni di euro realizzati da The Bridge nel giro di cinque anni» sostiene Palmieri che con il suo gruppo ha chiuso l'esercizio al 31 marzo 2016 con un fatturato pari a 69,31 milioni di euro, in aumento di circa il 3,1% rispetto al 31 marzo 2015. Una garanzia per il futuro di The Bridge, azienda che come molte in Italia, è nata dall'intraprendenza di poche, geniali persone. «Tutto cominciò 52 anni fa con il prestito ricevuto da un nostro conoscente: 500 mila lire e cinque artigiani di cui io ero l'unica donna» racconta la fondatrice presidente Fiorenza Benvenuti, ottant'anni già vissuti ma uno spirito straordinariamente giovane. «Quando si trattò di mettere a punto il nostro color cognac, lo facemmo comprando una bottiglia del distillato e tenendola sempre davanti agli occhi per ottenere la giusta sfumatura» ricorda la signora rivendicando anche il diritto, come si dice in toscana, a far festa. Ovvero a cedere le responsabilità a qualcun altro.

«Nei primi mesi vorrò stare in azienda per capire di cosa c'è veramente bisogno per dare a The Bridge un twist rispettando il suo dna» aggiunge il vulcanico Palmieri felice di aver messo mani e cuore su un marchio dalle enormi potenzialità.

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