La Borsa rifà i conti di Profumo

Gli analisti rifanno i conti in tasca all’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, a poche settimane dalla «prova» della trimestrale. Un campanello di allarme per Piazza Affari, dove il titolo ha perso ieri il 4,97% a 2,48 euro, portando vicino al 10% la frenata in una sola settimana. A impensierire il mercato sono soprattutto due voci di bilancio: gli accantonamenti, per cui lo stesso Profumo ha di recente ammesso che quest’anno ci sarà un picco, e il margine di interesse. Il mercato, in sostanza, è persuaso che Piazza Cordusio non riuscirà a rispettare le aspettative di fine anno: a meno di un ultimo trimestre straordinario, oggi improbabile visto la debolezza dell’economia reale, secondo alcune case di analisi, l’asta del margine di interesse di Unicredit potrebbe infatti fermarsi a quota 17,5 miliardi, al di sotto dei 18,2 miliardi stimati dal consensus.
Con l’effetto, una volta considerato il peso delle rettifiche, di schiacciare l’utile netto della banca del 5-10% rispetto agli 1,7 miliardi previsti dal mercato, malgrado l’attesa spinta dei proventi da trading. Unicredit annuncerà la trimestrale il 10 novembre e quindi al momento si tratta di supposizioni. Dietro ai conti a tavolino degli analisti, c’è però la coscienza del mercato di essere probabilmente stato «ottimista» sulla velocità di rilancio di Unicredit. Se non altro per il freno della recessione, dimostrato anche dalla spia accesa pochi giorni fa dall’Abi che ha calcolato in agosto 51,8 miliardi di sofferenze lorde per l’intero sistema bancario italiano, con un crescita del 20% rispetto a un anno prima.
Nella relazione in vista dell’assemblea dei soci chiamata ad approvare l’aumento di capitale da 4 miliardi, Unicredit aveva peraltro già ammesso di prevedere per fine anno un margine di interesse in calo. Piazza Cordusio deve, inoltre, gestire l’incognita dell’Europa centro orientale dove, malgrado il responsabile dell’area Federico Ghizzoni abbia ribadito che «la divisione chiuderà bene il 2009», la redditività resterà «sotto pressione». Da qui il passo indietro di Piazza Affari, con ogni probabilità condizionata dalla scelta di alcuni fondi di realizzare i guadagni accumulati: da inizio anno il titolo resta in progresso del 67%.

Una volta svanite le attuali paure, notano alcuni analisti, le quotazioni di Unicredit dovrebbero tuttavia tornare a crescere: il titolo appare, infatti, ancora a buon mercato rispetto ai concorrenti sia dal punto di vista dei multipli sull’utile (il cosiddetto «price/earning») sia sul patrimonio netto tangibile.

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