Le Borse accelerano con Intel e JP Morgan

In forte rialzo i listini europei (+1,62% Milano), bene Wall Street. Il Beige Book conferma la crisi

da Milano

Temute come cambiali in scadenza, le relazioni trimestrali stanno invece riservando sorprese positive ai mercati finanziari. È di buone notizie che le Borse hanno bisogno, per contrastare i venti di recessione che soffiano sempre più forti negli Stati Uniti e i timori di un pronunciato rallentamento dell’economia mondiale. Meglio ancora se le good news vengono da due big come JP Morgan e Intel, la prima direttamente investita dal ciclone subprime, la seconda potenzialmente esposta a un calo delle vendite per effetto della minor domanda.
Così è stato. La banca d’affari Usa, protagonista del recente salvataggio di Bear Stearns, ha presentato una trimestrale da lacrime e sangue, con gli utili tagliati del 50% a 2,4 miliardi di dollari e con i ricavi scesi dell’11% a 16,8 miliardi, ma perfettamente allineata alle stime degli analisti. I conti non hanno scoperchiato nessun vaso di Pandora, nonostante la presenza di svalutazioni per 2,6 miliardi nella divisione investment banking. L’ad Jamie Dimon è tornato a difendere l’acquisizione di Bear, che «offre un’opportunità unica per rafforzare la nostra capacità di servizio ai clienti, in particolare nell’intermediazione e nella banca d’affari, nei crediti ipotecari, nelle materie prime e nel private banking». Parole che i mercati hanno mostrato di gradire, perché sembrano indicare che dalle macerie è ancora possibile ricostruire. «L’80% della crisi del mercato del credito potrebbe ormai essere alle spalle», ha aggiunto Dimon. A Wall Street il Dow Jones si è mosso subito al rialzo, per chiudere a più 2,03%, imitato dai listini europei dove i progressi hanno oscillato tra l’1,56% di Parigi e il 2,36% di Londra (più 1,62% Milano). A dare la carica al Nasdaq (più 2,8%) ha provveduto Intel, che nel periodo gennaio-marzo 2008 ha registrato profitti per 1,44 miliardi di dollari, leggermente al disotto degli 1,64 miliardi di un anno fa, mentre il fatturato è cresciuto da 8,85 a 9,67 miliardi.
Sugli indici non ha pesato neppure il Beige Book, in cui la Fed sottolinea l’indebolimento del mercato del lavoro e della spesa per consumi.

Più in generale, le condizioni economiche sono peggiorate ulteriormente dall’inizio di marzo e, in parallelo, le imprese incontrano difficoltà nel riversare sui clienti l’aumento dei costi che hanno registrato. Al tempo stesso, aumentano le pressioni sui prezzi di alimentari e carburanti. Nonostante la sottolineatura sull’inflazione, i mercati sono ancora convinti che la banca centrale Usa tornerà a tagliare i tassi.

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