da Milano
Temute come cambiali in scadenza, le relazioni trimestrali stanno invece riservando sorprese positive ai mercati finanziari. È di buone notizie che le Borse hanno bisogno, per contrastare i venti di recessione che soffiano sempre più forti negli Stati Uniti e i timori di un pronunciato rallentamento delleconomia mondiale. Meglio ancora se le good news vengono da due big come JP Morgan e Intel, la prima direttamente investita dal ciclone subprime, la seconda potenzialmente esposta a un calo delle vendite per effetto della minor domanda.
Così è stato. La banca daffari Usa, protagonista del recente salvataggio di Bear Stearns, ha presentato una trimestrale da lacrime e sangue, con gli utili tagliati del 50% a 2,4 miliardi di dollari e con i ricavi scesi dell11% a 16,8 miliardi, ma perfettamente allineata alle stime degli analisti. I conti non hanno scoperchiato nessun vaso di Pandora, nonostante la presenza di svalutazioni per 2,6 miliardi nella divisione investment banking. Lad Jamie Dimon è tornato a difendere lacquisizione di Bear, che «offre unopportunità unica per rafforzare la nostra capacità di servizio ai clienti, in particolare nellintermediazione e nella banca daffari, nei crediti ipotecari, nelle materie prime e nel private banking». Parole che i mercati hanno mostrato di gradire, perché sembrano indicare che dalle macerie è ancora possibile ricostruire. «L80% della crisi del mercato del credito potrebbe ormai essere alle spalle», ha aggiunto Dimon. A Wall Street il Dow Jones si è mosso subito al rialzo, per chiudere a più 2,03%, imitato dai listini europei dove i progressi hanno oscillato tra l1,56% di Parigi e il 2,36% di Londra (più 1,62% Milano). A dare la carica al Nasdaq (più 2,8%) ha provveduto Intel, che nel periodo gennaio-marzo 2008 ha registrato profitti per 1,44 miliardi di dollari, leggermente al disotto degli 1,64 miliardi di un anno fa, mentre il fatturato è cresciuto da 8,85 a 9,67 miliardi.
Sugli indici non ha pesato neppure il Beige Book, in cui la Fed sottolinea lindebolimento del mercato del lavoro e della spesa per consumi.
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