Rieccola, lineffabile Moodys. Proprio ora che il salvataggio della Grecia sembra più pericolante della sintassi di Celentano, lagenzia statunitense usa una gigantesca palla da bowling per abbattere come tanti birilli il rating di oltre un centinaio tra banche europee (24 italiane), compagnie di assicurazione, regioni, province e città. Una tabula rasa motivata con il solito alibi prét-á-porter della crisi del debito sovrano nel Vecchio continente. Un alibi per la verità un po logoro, tanto da far sollevare il sopracciglio a Corrado Passera: «La sensazione è di valutazioni che guardano allindietro e non avanti», il parere del ministro dello Sviluppo.
Pur condividendo forse le parole dellex capo di Intesa SanPaolo, ieri i mercati non sono rimasti insensibili alla raffica di downgrade come era accaduto solo pochi giorni fa, quando la scure di Moodys era calata sullItalia e su altri quattro Paesi delleuro zona. Quello delle screditate agenzie di valutazione non sarà forse più il giudizio di dio di una volta, ma ha ancora il potere di condizionare la finanza quando si apre lala del pessimismo. Così, fino al primo pomeriggio, le vendite sono fioccate su tutti i listini, scandite da perdite fino al 3% e con il solito corollario dello spread Btp-Bund tornato a lievitare come una torta indigesta sopra quota 400. I presupposti per il più classico dei giovedì neri, dunque, cerano tutti. Anche perchè sia dalla Bce, ormai entrata nel mood recessivo con la correzione di ieri delle stime di crescita per il 2012 (dal +0,8% dalla stima precedente a un -0,1%), sia dalla Federal Reserve («La ripresa Usa è lenta in modo frustrante», ha ammesso Ben Bernanke) arrivavano solo cattive notizie.
Poi, proprio dal Paese della jobless recovery, cioè una crescita economica troppo anemica per generare lavoro a sufficienza, è rimbalzata la notizia capace di rimettere in moto gli acquisti: il calo dei sussidi di disoccupazione, scesi al livello più basso dal marzo 2008. Lunemployment insurance è uno degli indicatori verso cui i mercati sono più sensibili. Lo prova il recupero frettoloso di ieri delle Borse, anche se in alcuni casi giunto ormai fuori tempo massimo. Resta il fatto che dallinguardabile teoria di segni negativi del primo pomeriggio si è passati in chiusura a risultati tutto sommati accettabili. Lo è il -0,87% di Piazza Affari accompagnato dal contestuale raffreddamento del differenziale di rendimento Btp-Bund a 376 punti; così come le flessioni frazionali di Francoforte (-0,09%) e di Londra (-0,12%), il timido segno più di Parigi (+0,09%) e il rialzo dell1,87% di Atene.
La Borsa ellenica sembra quindi scommettere ancora su un esito positivo dellingarbugliata matassa della seconda tranche di aiuti da 130 miliardi. Per la verità, dopo il nulla di fatto della riunione in sedicesimo di mercoledì dellEurogruppo, e in attesa di quella in agenda per lunedì prossimo, poco o nulla lascia sperare in un rapido lieto fine. Fonti del governo Papademos hanno spiegato ieri che le misure di austerity non riusciranno a riportare il rapporto debito-Pil sotto la soglia del 120% entro il 2020, come preteso da Bruxelles. Tra le capitali delleuro zona sono però in corso negoziati a livello tecnico per rafforzare i paletti entro i quali la Grecia dovrà muoversi nei prossimi mesi, una volta chiarito lo scenario politico dopo le elezioni di aprile.
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