Il borseggiatore borseggiato

Diego Pistacchi

«Allora, fatemi capire». Il poliziotto scruta il borsello e si gratta la testa: «C’è qualcosa che mi devo essere perso: questo borsello è di un marocchino, ma quando sono arrivato ce l’aveva in mano la signora che non mi sa dire dove sia il suo legittimo proprietario. Anzi, lei stessa sostiene di averglielo strappato al termine di una colluttazione... e tutti voi siete qui a dirmi che il borseggiatore è il marocchino?»
Roba da far venire l’emicrania. Prima al poliziotto delle volanti, poi al giudice che dovrà valutare e condannare. Eppure una, due, tre volte, la storia più viene raccontata dai diversi testimoni e più non cambia di una virgola. Gli elementi sono sempre gli stessi. Alla signora G.L., che ha lottato con uno sconosciuto marocchino sull’autobus, nella borsetta non manca niente. Anzi, si ritrova ad avere il borsello dell’extracomunitario. Dentro ci sono i soldi e i documenti. Trattandosi di una distinta professoressa universitaria sulla sessantina che si è trovata ad essere protagonista di una rissa con uno straniero ci potrebbe stare persino che tutti i passeggeri dell’autobus si siano lasciati suggestionare al punto da credere, al limite del sano razzismo, che la ragione fosse comunque della donna genovese anche se le prove sembravano tutte contro di lei.
Invece, in piazza Fontane Marose, al capolinea del 42, è andata proprio così. Ore 16. La «prof» sale sul bus e cerca il biglietto. Lascia aperta la borsa giusto il tempo di timbrare, e subito un extracomunitario che nota l’opportunità, ci prova. Infila la mano nella borsa e cerca di afferrare qualcosa. Gli altri passeggeri se ne accorgono e danno l’allarme. La donna si gira, prova a tirare indietro la borsa, il marocchino afferra quello che trova. Non è un portafoglio ma la custodia degli occhiali. Non importa, la professoressa non ci sta lo stesso e lo strattona, prova a fermarlo, vuole farsi restituire anche la custodia. Questioni di secondi, il corpo a corpo dura pochissimo, anche perché il marocchino riesce a scappare prima di essere bloccato dai presenti.
Passata l’adrenalina, la prof si ritrova in mano un borsello che non le appartiene. Quando arriva la polizia, lei lo consegna.

«Mi è rimasto questo», lo porge all’agente. Oltre ai documenti che permetteranno di scovare il borseggiatore borseggiato, però, non c’è neppure una compressa per l’emicrania. Il giudice si attrezzi quando in aula dovrà ricostruire la storia.

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