Bortolussi: «Un’eredità della gestione Visco»

Bortolussi, perché non funzionano questi studi di settore?
«Chi ha calcato la mano fu Visco nel 2007, che volle introdurre i cosiddetti indici di normalità economica. Alzavano verso l’alto l’asticella dei ricavi presunti in media di oltre il 20%. La maggioranza di centrosinistra gli impose un passo indietro, ma la regolamentazione ne uscì comunque inasprita» spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, secondo cui «l’impostazione di Visco andava bene per scovare qualche furbo, non per dare una fotografia veritiera del mondo produttivo».
Come si sta muovendo ora il governo?
«Ha ereditato una situazione in cui gli studi di settore vengono usati come strumento per spremere tasse alle piccole imprese. Non gli faccio particolari rimproveri, anche se i dati della nostra ricerca dimostrano che c’è ancora molto da fare. Delle novità importanti sono già state introdotte: 69 studi di settore sono stati rivisti e modifiche importanti hanno riguardato altri 16. Ed è arrivata questa clausola di salvaguardia: se i ricavi medi del 2008 saranno inferiori a quelli del 2007 è già prevista un’ulteriore revisione».
Sono da buttare questi studi di settore?
«Se con un Pil che si riduce di oltre il 5% ci dicono che i ricavi presunti delle aziende crescono, a seconda della categoria, tra il 3 e il 15% nel 2008, c’è sicuramente qualcosa che non va. In generale possono anche andare, basta che siano tarati correttamente e siano solo uno dei parametri utilizzati. Va riconosciuto a Tremonti un cambio di impostazione. Una circolare recente dell’Ufficio delle entrate dice che non c’è più l’obbligo di adeguarsi automaticamente per quelle imprese che non risultano congrue. E che in quel caso non partirà più l’accertamento automatico. Infine in un eventuale giudizio l’onere della prova spetterà all’Ufficio delle entrate».
Lei ha invitato le aziende a «non adeguarsi».
«Se un’azienda è convinta e onesta nel dire che ha guadagnato di meno non vedo perché debba pagare più tasse. Questo in fondo è lo spirito della circolare di Tremonti.

Vediamo se gli Uffici delle entrate la interpreteranno nel suo vero significato. Sarebbe una vera svolta».
Qual è secondo lei lo strumento su cui puntare?
«Se si vuole battere l’evasione lo strumento è il redditometro, altro che studi di settore».

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