Boselli: «Toglierei i soldi alla Chiesa e darei i matrimoni anche ai gay»

Il leader della Rosa nel pugno in tv all’«Antipatico»: «Negati i diritti alle coppie di fatto per colpa della Cei»

In pugno tiene una Rosa ma, a quanto pare, non è per offrire un fiore di pace agli alleati. Da quando è nata la nuova formazione radicalsocialista guidata da Pannella e Boselli non ha fatto che pungere con le sue spine Quercia e Margherita. Dove vuole andare il partito laico-riformista? Di questo parlerà questa sera il direttore del Giornale, Maurizio Belpietro, durante la trasmissione L’Antipatico in onda su Rete4 in seconda serata, con il segretario dello Sdi, Enrico Boselli. In studio, anche il ministro Carlo Giovanardi, dell’Udc. Di seguito una sintesi dell’intervista.
Boselli, ha visto quello che è accaduto in Francia? Ma lei i matrimoni gay li vuole sì o no? Li vorrebbe introdurre come legge sì o no?
«Non sono contrario ai matrimoni gay. Ci sono in tanti Paesi europei. Stiamo lottando per introdurre in Italia quei diritti civili minimi per non far sentire cittadini di serie B un milione e mezzo di italiani che hanno deciso di vivere insieme e di amarsi».
I diritti minimi sono i Pacs?
«I diritti minimi sarebbero il diritto di andare in ospedale quando il convivente è ammalato o quando è in carcere, di succedere nel contratto di affitto. Eventualmente anche di succedere ad una pensione di reversibilità. Trovo assurdo che solo in Italia, perché c’è la Cei, non si possano dare questi diritti. Inoltre, l’80 per cento delle coppie di fatto in Italia è fra cittadini che hanno scelto, quindi né gay, né lesbiche. L’80 per cento del complesso sono cittadini di religione cattolica, e questo dovrebbe essere un elemento di riflessione per i cattolici e per la Chiesa».
Persino Bertinotti dice che la vostra intransigenza sui Pacs è inutile. Neppure la sinistra vi appoggia.
«Le leggi non devono nascere su una base di ispirazioni religiose, ma su una base di principi condivisi: questo è lo Stato laico».
Una volta ha detto che «il clericalismo rischia di schiacciare l’Italia in una condizione di arretratezza rispetto all’Europa».
«Non c’è dubbio».
La Chiesa cattolica la spaventa più dell’Islam?
«No, io penso che al fondamentalismo islamico non si può rispondere con il fondamentalismo cristiano o cattolico. Mi spiego. Noi siamo abituati a parlare di diritti civili, ne abbiamo introdotto in Italia uno importantissimo, il divorzio. In quegli anni ci dissero: no, perché quello contrasta con l’idea del matrimonio. Noi rispondemmo a nome di tanti cattolici: se un cittadino italiano giudica il divorzio contrario ai propri valori religiosi, non deve impedirlo agli altri».
Sul tema dei simboli religiosi a scuola, Boselli è elusivo.
Toglierebbe il Crocefisso dalle aule?
Boselli non risponde e si rivolge a Giovanardi che lo contesta sui pacs.
«A titolo di cronaca: i Pacs sono stati introdotti in Spagna non dal governo socialista di Zapatero, ma dal governo di centrodestra di Aznar».
Zapatero, però, ha introdotto i matrimoni gay.
«Altre cose, ma i Pacs no».
Ma il Crocefisso lo toglierebbe sì o no?
«Io non voglio togliere voce alle gerarchie vaticane, al cardinal Ruini; viviamo in un Paese libero, ci mancherebbe altro che la Chiesa non potesse dire ciò che pensa. Quello che noi non accettiamo è che la Chiesa cattolica in Italia goda di privilegi fuori dalla realtà. Due miliardi di euro ogni anno, 4mila miliardi di lire».
Quindi toglierebbe il finanziamento alla Chiesa.
«Io penso che ci debba essere libera Chiesa in libero Stato».
Via i soldi: e il crocefisso?
«Non so, è un dibattito che non mi sembra attuale. Oggi gli italiani penso che possano discutere seriamente se dare diritti ai cittadini che danno vita a unioni di fatto, se difendere la legge 194 che ha combattuto l’aborto clandestino, se difendere la scuola pubblica e non finanziare quella privata».
Non trovate molta adesione dentro la vostra coalizione, mi pare, anche perché lei ha definito Rutelli e la Margherita «un partito arcaico, neointegralista, avamposto del Vaticano nell’Unione».
«Troveremo grande consenso fra gli italiani, perché credo che sulla fondamentale questione della laicità dello Stato noi troviamo non solo i radicali socialisti: abbiamo tantissimi cattolici. Il mio giudizio sulla Margherita è stato severo. Ma molto più severo quello sui signori che hanno governato, il centrodestra. Però, certo, anche la Margherita ha fatto cose che non mi sono piaciute».
Nessuno dei vostri trentuno punti programmatici, amnistia, aborto, abolizione del Concordato, 8 per mille, è stato accolto nel programma dell’Unione. Che ci fate, quindi, nell’Unione? O pensa che questi punti saranno accolti?
«Se i nostri punti programmatici creano difficoltà all’Unione, col centrodestra stiamo proprio dall’altra parte».


Creerete difficoltà all’Unione con questi punti?
«No, ci batteremo perché nel prossimo Parlamento non possa accadere quello che è accaduto sulla legge per la fecondazione assistita o non possa accadere che la legge 194 venga abolita».
Be’, non è stata abolita.
«Insomma, vogliono mandare i militanti del Movimento per la vita dentro i consultori...».
(ha collaborato Valerio Barghini)

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