Bossi copia la Francia: «Via gli immigrati ladri»

Roma«Sarkozy? Sta facendo bene, anzi benissimo, sulle espulsioni dei rom. E l’Italia farà la stessa richiesta». Da Bruxelles il dibattito infuocato sui campi nomadi e i rom rimbalza nell’agorà politica nostrana dove Umberto Bossi, come prevedibile, non smorza i toni ma anzi li riattizza. Per il leader della Lega la Francia, scegliendo la linea dura con i rom, ha finalmente fatto la cosa giusta e il nostro paese deve imitarlo. «Se uno viene in Italia - dice Bossi - e deve vivere di mezzucci no, non ci stiamo, deve adeguarsi alle regole dell’Occidente. La maggior parte dei furtarelli in casa viene fatta dai rom. Certo non dico che i rom siano il demonio, però se la gente che lavora torna a casa e la trova buttata per aria non è molto allegro».
Ma l’Italia imiterà Sarkozy? Chiederà alla Commissione il via libera alle espulsioni? «Mi pare che Maroni l’abbia già fatto», replica Bossi. Ed è infatti proprio il titolare del Viminale, Roberto Maroni, a chiarire come stanno le cose anche dal punto di vista legislativo nella Ue e da noi, denunciando prima di tutto quanto sia assurdo paragonare la politica di Sarkozy con le deportazioni messe in atto dai nazisti, come ha fatto la vicepresidente della Commissione, Viviane Reding, che poi infatti ha chiesto scusa.
«Il governo francese ha agito bene - dice il ministro dell’Interno - non c’è stata nessuna deportazione o espatrio di massa, come affermato strumentalmente e demagogicamente da qualcuno, ma una politica di rigore che applica le direttive Ue. Nessuno espelle nessuno. I francesi hanno praticato una politica di rimpatri volontari incentivandoli». E in realtà non c’è alcun bisogno da parte dell’Italia di «imitare» Sarkozy perché la direttiva sui rimpatri volontari, la 38 del 2004, è stata applicata prima dal governo Berlusconi.
«L’Italia non può che essere d’accordo con la Francia - prosegue Maroni - perché abbiamo fatto e facciamo lo stesso anche noi». Per la verità Maroni vorrebbe poter fare di più, prevedendo addirittura sanzioni per chi dovesse violare quella direttiva. Comunque, aggiunge il ministro, il governo italiano «sta dalla parte di quello francese perché ha fatto qualcosa di assolutamente legittimo per garantire la sicurezza dei cittadini». Nessun bisogno di andar dietro alla Francia dunque, conclude Maroni, l’Italia si è mossa per prima tanto che «non c’è più un’emergenza rom, in quanto la situazione è stata gestita e governata».
Non c’è volontà di discriminazione da parte del governo francese ma la necessità di contrastare chi viola la legge. A pensarla così è il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. «La Francia - dice La Russa - ha deciso di cancellare il dato culturale che bisogna chiudere un occhio quando un rom commette un reato. La Francia come l’Italia pensa che sia sbagliato. Non vogliamo contrastare i rom, ma gli atti illegali commessi da alcuni di loro».
La polemica sulle espulsioni e la conseguente collera di Sarkozy hanno sicuramente il merito di aver messo l’Europa di fronte al fatto che si deve trovare almeno un barlume di linea comune sul fronte dell’immigrazione e che la Commissione non può più fare lo struzzo lasciando che le singole nazioni se la cavino come possono, salvo poi bacchettarle quando passano all’azione.
È giunto il momento delle scelte anche per la Ue, dice il ministro per le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi. «È necessario che l’Europa esca dal torpore e dalle indecisioni - dice Ronchi - e abbracci la linea dei Paesi che invocano la legalità per scongiurare rigurgiti di xenofobia e intolleranza. L’Europa deve sostenere la legalità e l’ordine pubblico». E a chi critica certe scelte parlando di deportazione Ronchi ricorda come siano spesso proprio i sindaci di sinistra a chiedere gli sgombri dei campi rom.


Ma per il leader Pd, Pier Luigi Bersani, Bossi si deve preoccupare di «ladroni più grossi» dei rom. Poi però ricorda che dalle sue parti «quando arrivavano i rom si chiudevano le porte» ma «nessuno li ha mai trattati male».

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