Bossi rilancia Formigoni, Casini lo corteggia

Il capo del Carroccio dà il via libera al governatore: sì alla candidatura per il quarto mandato. L’apertura del leader dell’Udc: «La sola cosa ben chiara è che non saremo subalterni alla Lega»

Il sigillo della Lega per mano di Umberto Bossi e l’apertura dell’Udc con la benedizione di Pier Ferdinando Casini. Il che significa che ormai manca poco più dell’annuncio ufficiale: Roberto Formigoni sarà il candidato del centrodestra nella corsa di marzo alla Regione. «Sono settimane - commenta lui finalmente disteso - che vado segnalando la convergenza tra la fiducia che mi assegnano il Pdl e il presidente Silvio Berlusconi e quella degli alleati della Lega». Sarà, ma più di qualcuno aveva dubitato. «Sono lieto - taglia corto - che ancora una volta sarò il portabandiera del centrodestra. Di poter proseguire nel mio programma che ha un solo scopo: far stare meglio i lombardi».
Il lasciapassare all’ora di colazione. «C’è stato un sostanziale via libera anche da parte di Bossi alla candidatura di Formigoni alla presidenza della Lombardia», spiega Roberto Calderoli intervistato da «Mattino 5». In cambio il ministro per la Semplificazione ricorda che il Carroccio chiede le presidenze di Piemonte e Veneto. La soluzione? Al massimo la prossima settimana. Con Calderoli che definisce «equilibrata la richiesta della Lega in rapporto ai voti ottenuti alle ultime elezioni europee». Immediata, anche se non concordata, la replica di Formigoni con l’impegno per una battaglia a cui il Carroccio tiene particolarmente. «Con il federalismo fiscale ci sarà più chiarezza - le parole del governatore ieri mattina durante il dibattito “La politica che ci serve” all’interno del Matching (la kermesse organizzata dalla Cdo per fare incontrare le imprese) -. Il cittadino saprà a chi versa le tasse e potrà controllare come vengono spesi i soldi. Vengono introdotte sanzioni pesantissime contro chi crea deficit, perché nel caso di un debito fuori controllo «si va a nuove elezioni e non si può ripresentare chi lo ha prodotto».
Nel pomeriggio anche l’avvicinamento dell’Udc che con Casini, ieri a Milano per inaugurare un Circolo della Costituente di centro intitolato ad Alcide De Gasperi, fa capire di essere più che disposto a trattare le condizioni per entrare nell’alleanza. Rispondendo così alle richieste di Formigoni che nei giorni scorsi era stato piuttosto chiaro. «L’Udc - le parole del governatore - deve decidere il suo destino, scegliere da che parte stare». L’apertura c’è, ma è condizionata. «Vorremmo sapere - le parole di Casini - se è la Lega che comanda in Lombardia come in Veneto e in Piemonte. Perché questo è il rischio». La replica di Formigoni? «Schermaglie. Gli apparentamenti in Lombardia saranno definiti insieme alla geometrie delle alleanze nazionali. Negli incontri dei prossimi giorni». Anche se i colonnelli locali dell’Udc sono pronti a scommettere su una corsa solitaria. «Al 70 per cento - si sbilancia uno di loro - alle regionali andremo da soli». Parole che non tengono conto degli equilibri romani che potrebbero invece spingere i centristi ad appoggiare ancora una volta Formigoni.

«Certamente - ha precisato ieri Casini - l’unica scelta ben chiara è che non saremo domani, come non lo siamo oggi, subalterni alla Lega. Perché riteniamo che queste siano finte risposte, risposte a spot di cui il Nord non ha bisogno». Nel centrodestra la leggono comunque come un’apertura.

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