Bossi: «Roberto è stato bravissimo Le riforme si fanno solo col premier»

Il vertice della Lega si schiera con il ministro dimissionario e condiziona l’adesione alla Cdl a un programma in cinque punti

da Roma

Poco più di un’ora di Consiglio federale in cui Umberto Bossi resta sostanzialmente ad ascoltare le relazioni dei suoi colonnelli sulle burrascose dimissioni di Roberto Calderoli. Parla per primo Roberto Maroni, poi tocca al ministro «dimissionato», Giancarlo Giorgetti, Roberto Cota e Mario Borghezio. Infine la mozione (approvata all’unanimità) con i cinque punti programmatici cui «condizionare l’adesione alla Cdl»: difesa delle radici cristiane; federalismo fiscale; quoziente familiare; contrasto all’immigrazione clandestina e possibilità di accesso nel Paese, nei limiti previsti dalle quote, riservato ai lavoratori provenienti dai Paesi che riconoscono la reciprocità dei diritti umani, civili, politici e religiosi; impegno esplicito a sostenere il sì al referendum sulla riforma costituzionale. Insomma, dopo aver analizzato i termini della querelle scoppiata intorno a Calderoli, aver ribadito pieno sostegno al coordinatore delle segreterie del Carroccio e le critiche al premier e all’atteggiamento degli alleati (Gianfranco Fini il più bersagliato), la Lega rilancia e «sfrutta» le dimissioni del ministro delle Riforme per dettare condizioni agli alleati.
All’inizio del Federale Bossi ha parole affettuose per Calderoli, perché «tu non c’entri nulla con quanto accaduto in Libia, sei stato solo sfortunato, ti hanno messo in mezzo e poi tirato la croce addosso». Concetto ribadito più tardi all’Ansa: «È stato bravissimo per come si è comportato in questi giorni. Certo, sulle religioni è meglio lasciare stare, è un tema molto delicato. Ma Berlusconi non è che può incazzarsi per Calderoli e non dire nulla quando ammazzano cristiani in giro per il mondo». Con il premier, però, le divergenze sono state chiarite già domenica sera. «Sono convinto - dice il Senatùr - che solo con Berlusconi si possano fare le riforme mentre con gli altri mi sembra che non si possa far niente. E siccome io non sto a dare retta ai sondaggi, credo che alla fine vinceremo. Non so se per meriti nostri o demeriti altrui, ma vinceremo». E ancora: «La Lega è ben salda e il nostro movimento si distingue dagli altri perché vuole le riforme e non è vero che la Cdl si sta rompendo. Eppoi, checché ne dicano i professori che la sanno lunga, uno dei meccanismi su cui si svolge la campagna elettorale è la simpatia o l’antipatia. E Berlusconi è simpatico, Prodi è tetro...».
Il leader del Carroccio, però, è preoccupato che le polemiche degli ultimi giorni possano aver spaventato l’elettorato moderato della Lega, problema, questo, sollevato durante il Consiglio federale dal sottosegretario alle Attività produttive Roberto Cota. Così, dopo aver inserito tra le «condizioni» per l’alleanza anche la possibilità di riservare l’accesso in Italia solo a chi proviene da Paesi che riconoscono la reciprocità dei diritti umani, civili, politici e religiosi (condizione che, di fatto, esclude quasi tutto il mondo arabo), Bossi ha parole di comprensione per l’Islam: «Noi dobbiamo pretendere che ci sia corrispondenza e rispetto reciproco altrimenti rischiamo di mettere la testa sotto la tagliola. Come è noto, la consuetudine crea il diritto qui da noi, e la nostra consuetudine è cattolica e quindi non è che si possa andare avanti facendo finta di niente rispetto a quello che accade nel mondo». «Non dobbiamo in nessun modo favorire i terroristi - aggiunge - ma la reciprocità è la chiave di volta». Poi, il Senatùr lancia una proposta per «fare qualcosa» rispetto al «problema dell’immigrazione che fa impressione» perché «la situazione della gente in giro per il mondo è drammatica». «Ogni Paese - dice - adotti un altro Paese povero e lo aiuti, piano piano, a costruirsi una propria economia. Credo che Berlusconi debba prendere il coraggio a due mani, lui che ha i contatti internazionali per farlo, per portare avanti questa cosa».


Insomma, le frizioni degli ultimi giorni sembrano essere completamente superate. Perché, spiega un Bossi calmo e di ottimo umore, «la Lega è un partito solido e trova sempre la calma e la quadra». «Adesso - conclude - anche la questione Calderoli è chiusa».

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