Milano - Sarà stato il Palazzo del Senato di Milano arredato con le bandiere della Padania a scatenare i sogni indipendendisti di Umberto Bossi. E il Senatùr, appena entrato nel cortile, tra una risata e una battuta ha cominciato a vagheggiare la battaglia contro Roma: «Se non si va al voto facciamo la rivoluzione. Vuol dire che metteremo in piedi la polizia del Veneto, della Lombardia e del Piemonte. Certo ci mancano un po’ di armi, ma prima o poi quelle le troviamo». Bossi scherzava ma le sue parole sono bastate a scatenare le proteste allarmate di Verdi, d Rifondazione, Pdci e soprattutto della presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro («parole inaccettabili, tutti i politici inclusa la Cdl lo condannino con nettezza»). A difenderlo è intervenuto l’ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli: «La sinistra finge di indignarsi per esorcizzare la crisi, ma non accettiamo lezioni da chi ha portato nei ministeri e in Parlamento persino ex terroristi».
In ogni caso già pochi minuti dopo le esternazioni tanto controverse, Bossi durante la conferenza stampa è passato a un po’ più miti consigli ipotizzando una manifestazione di piazza con Silvio Berlusconi: «Andremo a piedi a Roma con 100 milioni di persone contro la canaglia centralista e la sinistra nemica del Nord». Si parlerà di una marcia su Roma... «Se arrivano i padani incazzati, parleranno delle bastonate che daremo».
Bossi però in modo molto più serio e dettagliato ha affrontato questioni ben più all’ordine del giorno e cioè i voti necessari a tenere in vita l’agonizzante Romano Prodi o a far nascere un nuovo governo istituzionale. Ha raccontato di abboccamenti e tentativi di seduzione della Lega («Il governo Prodi si può salvare se noi gli diamo il voto... In queste ore tutti fanno offerte. Hanno contattato non me ma Roberto Maroni e Roberto Calderoli promettendo il federalismo. Credo sia stato Prodi...») ma lui assicura che la Lega non si fida: «Basta guardare come si sono comportati in passato con la devoluzione».
È pur sempre un modo di tenere alta la posta con avversari e alleati e di tenere buoni i trattativisti del partito, in ore di grandi manovre che rischiano di mettere il Carroccio nell’angolo. «Governo istituzionale? Tutto è possibile se gli alleati della Cdl decidono, magari è capace di essere più bravo del governo di sinistra. Vediamo, io preferirei andare a votare» insiste rispondendo alle domande. Idee forti anche sulla legge elettorale: «Hanno avuto un sacco di tempo per riscriverla, se si andrà al referendum la Lega voterà sì». L’altolà arriva sul passaggio di Clemente Mastella dall’Unione alla Casa delle libertà. Nessuno steccato ideologico per il ministro della Giustizia che si trova sotto inchiesta, al contrario grande comprensione («mi ha commosso quando ha difeso la sua famiglia, credo che contro di lui ci siano state esagerazioni un po’ pesanti, la magistratura ragiona come se Mastella fosse l’unico responsabile ma non è così, deve tenere conto che le responsabilità non sono solo del politico ma di un gruppo»). Le perplessità sono politiche e riguardano i tempi del passaggio da uno schieramento all’altro che, secondo lui, non possono essere immediati e soprattutto devono essere legati a un’alleanza elettorale. «No a un ribaltone - è la tesi del Senatùr -. Se la Cdl decide che Mastella entra, allora entra. Ma non prima delle elezioni». E le parole di Berlusconi? «Non è il segretario della Lega».
A Milano ha parlato anche di questione settentrionale, dalla crisi che minaccia Malpensa fino ai rifiuti che la Lega è contraria ad accogliere nelle discariche della Lombardia e in generale del Nord. No alla spazzatura in arrivo dalla Campania: «Il Sud che ha votato compatto contro la devoluzione adesso viene a chiederci aiuto. Sono preoccupato per i bambini, i topi tra l’immondizia ma ci sono responsabilità gravi. E se porti la spazzatura al Nord poi come la distruggi?».
Impossibile pensare a una compensazione con l’aeroporto di Varese: «La verità è che hanno portato la testa di Malpensa a Parigi su di un piatto d’argento. Ma i Padani lotteranno per Malpensa, i centralisti di Roma dovranno fare i conti con i popoli della Padania...». E questa volta sembra molto serio, anche se non parla di fucili né di rivoluzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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