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Bossi: "Vertici inutili. Parliamo solo con Silvio"

Il Senatùr accelera: "Berlusconi ci dia subito la lista dei nomi. Il momento nel Paese è talmente grave che vanno prese decisioni rapidissime". An minimizza lo scontro. Castelli assicura: "Nessun malumore". Totoministri: staffetta sulla Giustizia, Fini alla Camera

Bossi: "Vertici inutili.
Parliamo solo con Silvio"

Milano - Tanto per evitare equivoci, Umberto Bossi affida il suo pensiero a una nota stampa. «Dopo l’inutile vertice romano, la segreteria ha deciso che, per quanto riguarda la Lega Nord, le prossime riunioni saranno tenute solo con il leader del Popolo della libertà, on. Silvio Berlusconi». Comunicato siglato da chi sa che le parole sono pietre e che, sempre tanto per essere chiaro, non solo reclama un confronto esclusivo con Berlusconi e senza la presenza degli altri alleati, ma spinge pure sull’acceleratore del toto-ministri: «Il momento nel Paese e talmente grave che è necessario vengano prese decisioni rapidissime, è pertanto utile nell’interesse di tutti, pur nel rispetto delle prerogative del Presidente della Repubblica, che il presidente del Consiglio in pectore, on. Silvio Berlusconi proponga, così come vuole la Costituzione, nel più breve tempo possibile la composizione del governo».

È chiara la risposta della segreteria politica leghista che, nero su bianco, alle sedici di ieri replica all’uscita mattutina di Berlusconi: «Umberto riteneva che l’incontro di Palazzo Grazioli fosse basato sui nomi dei ministri, mentre io non avevo questa intenzione, perché aspettavo ancora di vedere i sessanta di tutta la squadra e di calibrare competenze, esperienze e presenze di copertura del territorio». Niente di più che un misunderstanding, ma il Senatùr, equivoci sì equivoci no, coglie l’occasione per mettere le mani avanti anche sugli impegni presi in campagna elettorale: «La segreteria politica ribadisce che la Lega Nord ha ricevuto l’imperativo mandato dagli elettori di risolvere le questioni legate al federalismo e alla sicurezza. Pertanto, visto lo straordinario risultato ottenuto su questi temi, non è possibile derogare dall’assoluto rispetto dello stesso».

Una paginetta senza giri di parole e aggettivi di troppo perché a Palazzo Grazioli, residenza privata romana del Cavaliere, il primo vertice di maggioranza - presenti oltre a Berlusconi e Bossi anche Gianfranco Fini e il leader dell’Mpa e presidente Regione siciliana Raffaele Lombardo - è stato «inutile». Aggettivo sottolineato nel comunicato stampa e che la dice lunga sul peso che Bossi dà di quella riunione che avrebbe dovuto disegnare la futura squadra di governo e dove, parola del Senatùr, non si è «combinato niente». Ma lui, probabile ministro delle Riforme, ha fretta: vabbé il «rispetto delle prerogative del capo dello Stato» ma il tempo stringe e quando si perde tempo, il leader leghista soffre. Come dire: il Senatùr al vertice (dove era accompagnato da Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Rosi Mauro) era già pronto a metter giù le basi del nuovo governo, a fare nomi e cognomi dell’esecutivo Berlusconi. Ma la quadra non si è trovata - «è questione di metodo e bisogna partire dalle cose semplici» ha confidato Bossi all’uscita dal quell’incontro - e «finché non si fanno dei nomi, prima di fare l’elenco complesso passano secoli»: un rischio che Bossi non può né vuole correre perché è giunta l’ora di mettere mano alle leggi da cambiare e di realizzare le promesse fatte in campagna elettorale.

Valutazioni su una «questione» che Roberto Castelli» definisce «squisitamente politica» ovvero «non c’è alcun malumore» tra gli alleati: «La Lega Nord ha semplicemente sottolineato quello che riteniamo una questione politica». Traduzione: il momento politico è grave e il Carroccio parte quindi all’attacco reclamando decisioni rapidissime da parte di Berlusconi e, attenzione, con un confronto senza altri intermediari, senza gli altri alleati e solo, esclusivamente solo con il leader del Pdl. Desiderata leghista che An minimizza - «ovvio che la Lega parli con Berlusconi, che rappresenta tutto il Popolo della libertà» commenta Andrea Ronchi - e che Gianfranco Rotondi (Dca) sottoscrive: «Bossi ha ragione: ci siamo fidati di Berlusconi, non servono né vertici né comitati, né commissioni che fanno gli esamini. Ognuno con la propria forza ha messo i propri destini nelle mani di Silvio.

Faccia le sue scelte e siamo sicuri che saranno giuste».

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