La Sampdoria «stigmatizza e condanna» il blitz di una decina di tifosi negli studi di Telenord - l'altra sera, con l'aggressione di alcuni giornalisti - ma contemporanemente richiama «tutti quanti, ognuno per il proprio ruolo, ad una più serena e pacata analisi delle vicende». La società blucerchiata - in un comunicato ufficiale - sottolinea poi che «solo la coesione e l'unità di intenti possono e potranno aiutarci a superare tutti quanti, insieme, le attuali difficoltà». Una presa di posizione che, in realtà, ha destato parecchie perplessità. «Il dottor Garrone chieda pure la coesione d'intenti ai suoi dipendenti - dice Marcello Zinola, segretario ligure dell'Assostampa - ma certo non faccia altrettanto con i media. Ognuno ha il diritto di dire la propria opinione».
Uno dei cronisti aggrediti (insieme a Paola Balsomini e Stefano Zaino) è Matteo Gerboni, del Corriere Mercantile-Gazzetta del Lunedì. «È stata una brutta serata, ora sto bene - racconta - devo dire che mi ha fatto molto piacere la telefonata di solidarietà ricevuta dal presidente Garrone, e più in generale tutti i messaggi ricevuti in queste ore. Di certo, dopo questo episodio non mollerò, anzi continuerò a lavorare come ho sempre fatto, con la massima serietà e trasparenza. Senza paura di niente. È ora di dire basta a queste intimidazioni, con forza». Dura condanna di Paolo Lingua, direttore di Telenord: «Davvero grave quanto accaduto. In altri paesi, come in Egitto, la gente si scalda per nobili motivi. Qui invece si perde la testa per lo sport, e si difende la libertà d'informazione per motivi che trovo quasi ridicoli. Incredibile davvero, questi sono solo atti di vandalismo». Questi pseudo tifosi blucerchiati non avrebbero gradito le notizie in tempo reale - filtrate da «Forever Samp» su Telenord - sull'assemblea dei gruppi della Sud, organizzata alla Sala chiamata del porto (senza, come annunciato ieri, la presenza di Garrone). Un dato che comunque poco conta, nella lettura della vicenda.
Ieri gli agenti della questura hanno identificato quattro dei dieci tifosi che hanno fatto irruzione negli studi dell'emittente (provocando anche danni agli studi, per telecamere e luci), i quattro teoricamente rischiano il Daspo in attesa di una querela da parte dei giornalisti aggrediti o in caso di denuncia dell'emittente televisiva. Anche il presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto, esprime «piena solidarietà» ai tre giornalisti aggrediti, condannando «le violenze contro i tre professionisti dell'informazione». Non si tratta comunque della prima volta - anche rispetto alle cronache genovesi - che giornalisti vengono intimiditi, in alcuni casi persino aggrediti. «Tre giornalisti malmenati non sono una medaglia», sottolinea ancora Zinola. Un episodio che «non è assolutamente da sottovalutare, perché segue di pochi mesi il lancio notturno di bombe carta contro le redazioni dell'Ansa e del Secolo XIX di Genova». Il sindacato dei giornalisti si attende ora «una presa di posizione concreta dalla maggioranza dei tifosi di calcio che vorrebbero andare allo stadio per divertirsi e anche di tutta la categoria dei media». «Non è con la violenza - sostiene l'Ussi - che si risolvono le situazioni difficili».
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