La tregua alla Bovisasca era momentanea, eppure quando le ruspe si sono presentate al campo nomadi abusivo più grande della città la sorpresa c’è stata. Giovedì scorso erano scaduti i termini dell’ordinanza che impone l’allontanamento dei circa 800 rom romeni accampati in baracche di legno e lamiera su un’area di oltre 50mila metri quadrati, peraltro gravemente inquinata da veleni industriali. Ieri, informa il Comune, è stato raggiunto l’accordo coi privati sulla bonifica del terreno. Via libera quindi, alle 7 del mattino, a una ventina di agenti della polizia locale, supportati dagli uomini del reparto mobile della Polizia di Stato, che hanno fatto smontare i rifugi di fortuna. Gli stessi rom hanno partecipato attivamente alla «demolizione». In totale sono state allontanate 70 persone e abbattute una decina di casupole. Intanto, l’Amsa ha provveduto a una prima pulizia, il cui costo finale è stimato in 380mila euro. Non di uno sgombero in piena regola si è trattato, però. Il termine tecnico è «operazione di alleggerimento». Secondo residenti e comitati di quartiere, invece, il termine da utilizzare sarebbe «trasloco». Già, perché i rom fatti sloggiare dalla zona del campo che costeggia la ferrovia si sono semplicemente spostati cinquanta metri più avanti. In mezzo, gli enti impegnati nell’assistenza umanitaria (Padri Somaschi, Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Naga, Casa della Carità e altri) che di fatto hanno agevolato l’opposizione degli zingari che si opponevano al loro allontanamento. Infatti il variegato mondo dell’associazionismo si unisce nell’appello «a Comune, Provincia e Regione per ottenere immediatamente un tavolo interistituzionale in vista di un intervento umanitario per le famiglie che vivono alla Bovisasca». Posizione condivisa da un’assemblea di cittadini ed esponenti di alcune forze politiche che si è tenuta alla biblioteca Bovisa-Dergano proprio alla vigilia dell’intervento. «Centocinquanta milanesi - recita un comunicato - riuniti per discutere del degrado del quartiere e della convivenza con la comunità rom, i cui rappresentanti erano anche presenti all’incontro». Soluzioni? «No a sgomberi ciechi e interventi dimostrativi, ma un coinvolgimento sinergico di tutte le realtà coinvolte, tenendo presente la particolarità dell’area interessata». E su internet si scatenano le critiche nei confronti di «un’ennesima presa in giro. Le baracche ricostruite poco lontano dal punto in cui erano sono protette da un muro di mattoni alto due metri, tanto così nessuno le vede più», sottolinea un’attivista del comitato Bovisa anti-degrado.
L’amministrazione difende il proprio operato. «Gli allontanamenti saranno graduali ma continueranno fermamente, con la recinzione delle aree liberate», garantisce il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato. «La situazione della Bovisasca è ormai insostenibile, tra gli abusivi abbiamo trovato romeni con precedenti penali.
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