Bpi, è caccia grossa da inizio luglio passa di mano il 34%

Fondi speculativi Usa in azione. Bpm corteggia i soci di Lodi e si prepara a svelare il piano industriale

da Milano

Continua la caccia a Bpi. La popolare, contesa da diversi soggetti italiani ed esteri, e colpita dalla speculazione dei grandi hedge fund americani, ha visto passare di mano in 14 sedute, da quando è partito l’aumento di capitale da 720 milioni, oltre il 34% del capitale (167 milioni di pezzi). Intanto sale l’attesa per il piano industriale che Bpm, principale candidato alle nozze, illustrerà martedì prossimo.
Anche considerando l’aumento di capitale che Lodi chiuderà oggi con un probabile tutto esaurito la percentuale scambiata in questi giorni è di poco inferiore al 30%. A comprare sarebbero sia i corteggiatori dell’istituto guidato da Piero Giarda e Divo Gronchi per costruirsi delle posizioni nel capitale, sia fondi di investimento e speculatori che intravedono in una possibile aggregazione un’ occasione di guadagno. Ieri il titolo ha tuttavia perso il 2,38% a 8,93 euro tra scambi intensi (5% del capitale, 25 milioni di pezzi) dopo che alla vigilia era balzato del 9,5%. In entrambe le sedute forte è stata l’azione dei fondi speculativi d’oltreoceano intervenuti dopo l’apertura di Wall Street. Le azioni Bpi, che viaggiavano intorno alla parità, sono infatti crollate dopo le 15,30 con gli hedge fund determinati a incassare un guadagno del 6-7% realizzato in due sole sedute. In calo Bpm (-0,25%), mentre sono salite le altre potenziali pretendenti: Bpvn (+1,44%) e Bpu (+1,07%).
Dalle sale operative si fa notare come proprio da un rastrellamento dei titoli (compiuto in quella occasione dalla ex Lodi e i suoi alleati) era partita nella primavera 2005 la scalata ad Antonveneta che sarebbe poi fallita. Nel caso di Lodi, tuttavia, anche chi si assicura una larga fetta dell’azionariato dovrà superare lo scoglio del voto capitario, che assegna un voto in assemblea a ciascun socio (che peraltro deve essere ammesso a tale status dalla banca) indipendentemente dalle azioni possedute. Un freno sia per gli eventuali pretendenti stranieri (circolano i nomi di Deutsche Bank, Société Générale e Fortis) sia per Bpm che ha stretto su Bpi dopo il fallimento dell’opzione Popolare Intra.

Il presidente Roberto Mazzotta starebbe comunque muovendo per assicurarsi un largo consenso fra i vertici e la base di dipendenti Bpi, oltre che fra quei settori dell’azionariato meno legati alla città e al territorio di Lodi, da sempre freddi con la «consorella» milanese.

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