da Lodi
Se ne parlava da un anno. Ieri, il consiglio damministrazione di Banca Popolare Italiana presieduto da Dino Piero Giarda, allunanimità ha deliberato di proporre lazione di responsabilità nei confronti dellex amministratore delegato Gianpiero Fiorani, indagato nellambito dellinchiesta sulla fallita scalata ad Antonveneta.
Stessa decisione per Roberto Araldi, Giovanni Benevento, Francesco Ferrari, Aldino Quartieri, Osvaldo Savoldi e Desiderio Zoncada. Ossia, tutti gli uomini chiave del cosiddetto «comitato daffari» della gestione Fiorani. La proposta approderà, così, in unassemblea dei soci convocata per il 9 giugno. Piero Schlesinger, docente di diritto privato allUniversità Cattolica di Milano e tra i maggiori esperti in materia, ieri è arrivato a Lodi per esporre la possibilità di intraprendere questa strada. Ha illustrato fino a dove il consiglio sarebbe potuto arrivare visto il lavoro svolto dalla magistratura e stanti gli avvisi di garanzia notificati a tutte le sette persone in questione.
Ma cè di più. Nei giorni precedenti la riunione di ieri Giarda ha convocato informalmente e separatamente i consiglieri damministrazione per conoscere la loro opinione riguardo alla proposta di richiedere il sequestro preventivo dei beni per Fiorani. Anche qui il nulla osta è arrivato senza problemi di sorta.
Dunque, anche questo passo è stato compiuto: si è agito tramite il legale Matteo Rescigno. Intanto, però, fonti vicine a Fiorani assicurano che lex ad sarebbe già pronto a richiedere una transazione a fronte di questi sviluppi. Si concorderebbe, insomma, un risarcimento ritenuto equo a fronte della rinuncia della banca a ulteriori rivalse. La richiesta di sequestro preventivo risulta essere arrivata il giorno dopo la notizia divenuta di dominio pubblico della donazione, da parte di Fiorani, di parte del suo patrimonio al neodiciottenne figlio Matteo, compresa parte della famosa villa di Cala di Volpe in Sardegna.
Anche su questo, fonti vicine allex ad ribadiscono che, lontano dal costituire atti in pregiudizio ai creditori per la loro eventuale e evidente revocabilità, questi movimenti sarebbero stati messi in atto semplicemente per motivi di natura fiscale.
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