da Milano
Sembra finalmente sbloccarsi la vicenda Magiste. La proposta di concordato fra la società di Stefano Ricucci e Banca Popolare italiana sul credito vantato dall'istituto lodigiano nei confronti del gruppo dellimmobiliarista ha l'approvazione del consiglio della banca lodigiana che si è riunito nel pomeriggio di ieri. Per il momento è unapprovazione informale: il board dellistituto guidato da Divo Gronchi non ha approvato in maniera ufficiale l'intesa per potere definire meglio alcuni particolari dell'accordo. Al termine del cda della Popolare riunito nel pomeriggio, non è infatti stato emesso alcun comunicato che sancisca l'accettazione dello stesso da parte della banca. Secondo fonti finanziarie contattate dall'agenzia Ansa «si va in quella direzione e bisogna perfezionare solo alcuni particolari».
Già nella giornata di martedì, dopo l'incontro fra gli advisor della Magiste e l'ad di Banca Popolare italiana Divo Gronchi, le parti avevano espresso ottimismo sulla vicenda. «Si auspica che Gronchi porti la proposta al cda della banca», aveva detto Vittorio Ripa di Meana, advisor di Magiste nella trattativa con Bpi dopo la riunione fra le parti durata circa due ore. Una speranza esaudita oggi da Gronchi che ha illustrato ai consiglieri, peraltro già convocati da tempo per esaminare diversi argomenti di ordinaria amministrazione, la proposta. L'intesa di concordato, giunta dopo mesi di trattative e sull'onda delle inchieste giudiziarie, prevede che, dopo la cessione per 491 milioni di euro della quota Rcs data in pegno dal gruppo romano, la banca rinunci a circa 50 milioni di euro del credito residuo e accetti la dilazione nel pagamento dei circa 136 milioni restanti.
Proprio sulle rinunce da parte della banca il consiglio, riportano alcune fonti, avrebbe richiesto ulteriori approfondimenti per tutelare l'istituto da potenziali danni patrimoniali e legali vista la situazione ancora rischiosa del gruppo Magiste che pure ha evitato il fallimento prospettato dai magistrati romani. Nelle scorse settimane la banca aveva più volte respinto le bozze di concordato presentate dalla Magiste perché non suffragate da conti.
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