Bpi, l’inchiesta resta a Milano

da Milano

Rimane a Milano l'inchiesta per aggiotaggio su Bpi e sulla scalata ad Antonveneta. Il procuratore generale di Milano, Mario Blandini, ha infatti respinto la richiesta avanzata dai difensori dell'ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, e dell'ex capo della vigilanza di palazzo Koch, Francesco Frasca, di trasferire le indagini alla Procura di Lodi, a loro avviso competente in quanto il reato si sarebbe consumato nella città sede della Banca. L'istanza di trasferire il fascicolo era stata presentata qualche tempo fa alla Procura milanese e subito rigettata dai pm che indagano sulla vicenda. In seguito è stata riproposta alla procura generale. Mercoledì scorso, infine, il pg Blandini, con un provvedimento di poche pagine, ha risolto definitivamente il contrasto ritenendo che la condotta illecita sia stata messa in atto presso la Borsa di Milano. La richiesta di inviare gli atti a Lodi si riferisce solo all'aggiotaggio, unica ipotesi contestata a Fazio e a Frasca.

L'istanza, come è stato fatto notare negli ambienti giudiziari, non avrebbe comunque sfiorato le posizioni dell'ex amministratore delegato di Bpi, Gianpiero Fiorani, dell'ex direttore finanziario, Gianfranco Boni, degli ex manager di Unipol Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, del finanziere bresciano Emilio Gnutti e di altri ai quali sono stati contestati anche l'associazione per delinquere e altri reati. A Lodi è comunque aperta un'indagine per falso in bilancio che vede iscritti nel registro degli indagati Fiorani e una serie di manager e consiglieri dell'istituto di credito.

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