Bpi, nodo Rcs nelle mani di Gronchi

Il finanziamento per l’acquisto della quota è di 730 milioni e scade nel 2006

Bpi, nodo Rcs nelle mani di Gronchi

da Milano

Proseguirà nei primi giorni della prossima settimana il confronto tra la Popolare Italiana e Stefano Ricucci per trovare una soluzione per la quota del 14,9% di Rcs che l’immobiliarista aveva dato in pegno all’istituto per ottenere un finanziamento da 730 milioni di euro. Per la Popolare Italiana del dopo Fiorani - proprio venerdì il consiglio di amministrazione ha nominato Divo Gronchi nuovo direttore generale - la partecipazione in Rcs non è affatto strategica, dicono da Lodi, che quindi si trova nella situazione di voler rientrare della somma erogata. L’intento della Popolare è ovviamente mettere ordine nei conti nell’ambito del nuovo corso inaugurato dopo l’uscita di scena di Fiorani. Contatti tra le parti sono previsti quindi già domani o martedì, per pianificare un nuovo e si spera decisivo incontro per risolvere il problema di estinguere il finanziamento da 730 milioni alla Magiste garantito dai titoli Rcs con azioni valutate a 5,235 euro.
La trattativa però appare complessa. Il finanziamento scade nel gennaio 2006 e Ricucci pare avere tutto l’interesse in questa fase a dilazionare il pagamento nell’attesa di trovare un compratore di quel prezioso 14,9% della holding che controlla il Corriere della sera. Peraltro, da parte sua Ricucci fa notare alla Popolare Italiana che una parte del finanziamento è stato utilizzato per appoggiare attraverso la Garlsson la scalata che Lodi aveva lanciato su Antonveneta, con l’acquisto di azioni poi poste sotto sequestro dalla Procura di Milano, mentre un’altra parte è stata impiegata per sottoscrivere l’aumento di capitale di Bpi da 1,5 miliardi (sempre varato per la scalata a Padova) nel quale l’immobiliarista ha incrementato la sua quota al 4,4 per cento. Da parte sua Bpi non vuole riportare una plusvalenza dal rapporto con Ricucci, ma vuole indietro il denaro. Ora si vedrà se, su questo contenzioso, si sbloccherà qualcosa con la nomina di Gronchi.
A quest’ultimo, d’altra parte, spetta ora il compito di traghettare la banca fuori dalla incresciosa situazione provocata dallo scontro con gli olandesi di Abn Amro per la conquista di Antonveneta. Il nuovo direttore generale dovrà affrontare, oltre al problema Ricucci, altre questioni difficili come lo sblocco, dopo l’intesa raggiunta un paio di settimane fa, delle azioni Antonveneta, valutate 2 miliardi e destinate ad Abn Amro. L’iter per il dissequestro procede, almeno per la quota di Bpi, ma si dovrà poi vedere quali saranno le decisioni del tribunale per le partecipazioni degli altri soci: oltre a Ricucci, i fratelli Lonati, Danilo Coppola ed Emilio Gnutti. Infine, «sincero apprezzamento» per la scelta del cda della Popolare Italiana di nominare come direttore generale Divo Gronchi, viene espresso, in una nota, da Luigi Grillo, presidente della Commissione lavori pubblici e comunicazioni del Senato.

«È a tutti noto - afferma il parlamentare - che Gronchi vanta una rilevantissima esperienza nel settore bancario e ha mostrato notevoli capacità e indiscussa professionalità negli incarichi ricoperti sinora. Con questa scelta viene riaffermata la politica di crescita della Popolare Italiana in un territorio tra i più vivaci e produttivi del nostro Paese».

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