Si sfiora la rissa allassemblea degli obbligazionisti di Bpm. A incassare le accuse è il direttore generale Enzo Chiesa, costretto per oltre tre ore a fare da pungiball ai colpi inferti dai risparmiatori inviperiti per il prestito obbligazionario da 400 milioni lanciato nel 2009 insieme al suo predecessore Fiorenzo Dalu per rimborsare i Tremonti bond. Il tema da discutere in assemblea era la modifica del prezzo di conversione del prestito da 6 a 2,71 euro e lanticipo della scadenza del bond dal 2013 al 29 dicembre: la mozione è passata a stragrande maggioranza, sebbene il 95% dei 121 portatori di voto presenti in sala fosse contrario per la caduta del titolo in Borsa (+5,08% a 0,31 euro la chiusura di ieri). A permettere il via libera gli investitori istituzionali e gli obbligazionisti rappresentati per delega dalla banca: il 53,7% ha detto sì alla modifica, mentre il 2,49% si è opposto invano. Chiesa ha incassato colpi su colpi. «È una truffa», «un imbroglio colossale», «sono stato rapinato», «dimettetevi», «mi vergogno di voi», «siete disonesti»: hanno affermato gli obbligazionisti nella Sala delle Colonne di Piazza Meda, sede storica della banca. Alcuni hanno fatto notare che se hanno scelto di investire su questo prodotto è perché si sentivano legati alla cooperativa.
«Ho consigliato a mia madre di investire 100mila euro nel convertendo, quando potevo dirle di prendere azioni Apple o Google - ha detto un obbligazionista -. Eppure ho pensato che questa è la banca di Milano. Oggi mi sento tradito». A ogni intervento uno scroscio dapplausi. Fino a quando è stata la volta di Chiesa. «Dire che sono in imbarazzo è poco, perché si mette in dubbio la mia buona fede. Se lo avessi saputo prima che era in arrivo una crisi di questo tipo, non avrei mai pensato a una cosa del genere». Chiesa ha quindi giurato che «nessun dipendente è stato mai premiato o promosso nellambito della vendita del bond, la Consob lo sa». Quanto allipotesi di lasciare la guida della banca, ha precisato: «Le dimissioni sono una cosa mia e personale».
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