Massimo Ponzellini riafferra le redini Banca Popolare di Milano (+12% il titolo in Borsa), impegnata in una riunione-maratona del cda per approvare il salto verso il duale, l’importo dell’aumento di capitale imposto da Bankitalia e la fusione di CariAlessandria nella Legnano. Il board è stato anticipato dal pre-vertice degli Amici e dei consiglieri della maggioranza con l’advisor Umberto Bocchino, di ritorno da Bankitalia con le ultime «limature». Approvato dopo una vivace discussione il riassetto imperniato sulla Legnano (ci sarebbero stati 2 voti contrari), i consiglieri hanno estratto dalla borsa le venti pagine del nuovo statuto duale «aggiornato al 26 settembre». In totale 63 articoli, in cui si disegna sostanzialmente un consiglio di sorveglianza svuotato di ogni potere di indirizzo o strategia e l’ingresso d’ufficio degli emissari dei fondi di investimento.
Davanti all’idea un consiglio di sorveglianza «ridotto a poco più di un collegio sindacale allargato» - la definizione è mutuata da un consigliere - la situazione si è quindi invelenita. Dopo una sospensione, utile a sondare gli umori della base, si sarebbe però individuata la mediazione per ridare forza alla sorveglianza, prevedendone però un funzionamento a maggioranza dei 2 terzi.
Modifiche similari sarebbero state applicate ai comitati nomine e remunerazioni. Ponzellini quindi si rafforza e fa compiere a Bpm un passo in avanti verso il diktat di Bankitalia, ma nulla di drastico. Come invece la norma, prevista nella bozza di statuto Messori-Presti, per «neutralizzare» il peso dei dipendenti-soci: l’idea era vincolare l’ingresso nel consiglio di gestione al parere dei soci istituzionali. Resta quindi da capire quale sarà la risposta di Bankitalia davanti a uno statuto che inoltre lascia la sorveglianza nelle mani degli Amici (11 posti su 19): il vice direttore generale Anna Maria Tarantola ha detto che era necessaria una netta separazione sorveglianza-gestione e che, in caso contrario, non sarebbe stata a guardare.
Palazzo Koch muoverà comunque solo sulla bozza definitiva ma dovrà digerire anche l’alleggerimento dei paletti di ingresso al vertici inizialmente previsti. In particolare, stando alla bozza del 26 settembre, la sorveglianza apre le porte a docenti universitari, a quanti sono stati insigniti «di alte onorificenze dello Stato», anche se non hanno maturato la prescritta esperienza di cinque anni nella gestione di banche, Sgr o assicurazioni. Il cds salirebbe poi a 19 posti, riservando due sedie alla lista dei fondi, a patto che raccolga «almeno il 5% dei voti o un numero di consensi rappresentativi di almeno il 2% del capitale sociale». Nel consiglio di gestione potranno invece entrare manager non bancari, probabilmente un modo per far posto alla squadra di Andrea Bonomi.
Quest’ultimo, una volta accertato che il cds sarà comunque privo di ogni voce in capitolo sul business di Bpm, avrebbe però nel frattempo alzato la posta. In cambio dell’impegno a puntellare l’aumento di capitale, il capo di Investindustrial chiederebbe due posti nella sorveglianza (per cui si fa il nome di Carlo Salvatori) e 2-3 nella gestione. Una condizione durissima per gli Amici perché di fatto ridurrebbe a un massimo tre i posti a disposizione delle quattro maggiori organizzazioni sindacali interne, lasciandone quindi almeno una senza un proprio «garante» nella gestione di Bpm: il direttore Enzo Chiesa, in quota Uilca, sarebbe il consigliere delegato ma la base ha tutta l’intenzione di fare pesare i numeri che vedono nella Fabi e nell Uilca Bpm i partiti «forti» cui seguono Fisac e Fiba.
Logiche molto lontane da quelle volute da Bankitalia che vuole un manager forte come Matteo Arpe.
Anche le segreterie nazionali hanno già spezzato più di una freccia per il banchiere arrivando a «commissariare» le rispettive sigle interne per bloccare un sistema come quello della Bpm dove la carriera pare agevolata dalla fedeltà all’associazione degli Amici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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