Bpm: ok al duale, ma gli «Amici» si ribellano

Nell’ultimo cda scontro molto duro sui poteri del consiglio di gestione. I sindacati nazionali dicono sì a Bankitalia e aspettano Arpe. Mentre l’associazione dei dipendenti-soci punta su Bonomi. Governance più rigorosa: cambia la bozza di Ponzellini

Bpm: ok al duale, ma gli «Amici» si ribellano

I vertici nazionali dei sindaca­ti del credito mettono in mora il presidente della Popolare di Mila­no, Massimo Ponzellini, e apro­no definitivamente alla possibili­tà di affidare, con il placet di Bankitalia, il comando di Piazza Meda a Matteo Arpe.

Sotto la scorza dell’ufficialità è questo il messaggio politico emerso ieri nel summit del vice dg Anna Maria Tarantola con i leader di Fabi, Fiba, Fisac e Uilca. I rappresentanti dei lavoratori, in una dichiarazione congiunta, hanno detto di vedere con favore il salto verso il duale di Bpm, la cui difficoltà è riconducibile a una «non corretta governance» e hanno dato il via libera all’ingres­s­o di nuovi investitori istituziona­li.

Ma in Piazza Meda i dipenden­ti- soci continuano a combattere per la sopravvivenza: l’ufficio di presidenza degli «Amici» e i capi delle 4 principali delegazioni sin­dacali interne avrebbero infatti raccolto la disponibilità a investi­re in Bpm di Andrea Bonomi, ani­ma del fondo Investindustrial, senza dovere per questo passare al duale. Si tratta di un piano nato in area Cl e alternativo a quello di Arpe, che richiama l’invito a non abbandonare Bpm rivolto alla borghesia milanese dall’ex presi­dente Roberto Mazzotta. La stra­da tuttavia appare in salita vista la determinazione con cui Palaz­zo Koch sta agendo per «neutra­lizzare » il peso nella governance oggi ricoperto dagli Amici. Non solo, stando a quanto trapela da Bpm, Bankitalia sarebbe stata chiarissima anche sul fatto che si esprimerà sulla governance solo quando i contorni saranno com­pleti.

A inasprire la guerra in Bpm sa­r­ebbe stato il blitz con cui Ponzel­lini ha tentato di blindare il salto al duale nell’ultimo cda,illustran­do come definitiva la bozza di sta­tuto elaborata il 14 settembre, per di più inasprita in alcuni arti­coli. Il blocco di maggioranza sin­dacale, che si attendeva invece la versione addolcita, ha quindi al­zato i toni fino a quando - riferi­scono alcuni consiglieri - il diret­tor­e generale Enzo Chiesa ha am­messo che la Vigilanza non aveva ancora consegnato il proprio pa­rere definitivo. Quindi lo sfogo del vicepresidente Giuseppe Ta­rantini: «A questo punto preferi­sco trasformare Bpm in una spa ». Non solo, terminata la riunione, più di un consigliere avrebbe con­diviso l’opportunità di pensare «un piano b, vicino agli interessi di tutti i soci e investitori di Bpm». Ad oggi Ponzellini appare quindi isolato, ma ha nel cassetto una se­conda bozza di governance che dovrebbe essere recapitata oggi ai consiglieri.

A preoccupare, per motivi di­versi, il cda e gli Amici (che si so­no rivolti al giurista Umberto Boc­chino) è in primo luogo lo strapo­tere del consiglio di gestione ri­spetto a un consiglio di sorve­glianza ridotto, secondo alcuni consiglieri, a «un collegio sinda­cale allargato». I sindacati inter­ni contestano invece i criteri di ammissione ai consigli così strin­genti da escludere 3 degli attuali rappresentanti; per il consiglio di gestione resta poi il nome di Le­tizia Moratti. Alcuni sindacati na­zionali avrebbero chiesto l’aiuto di Marcello Messori.

In ogni caso sarà necessario trovare una via di uscita entro martedì, quando Bankitalia si attende il via libera alla governance duale e all’im­porto dell’aumento di capitale, così da fissare l’assemblea straor­dinaria sulla governance sabato 22 ottobre, data a ridosso della quale scatta per Mediobanca la possibilità di recedere dal con­sorzio di garanzia per l’aumento di capitale da 900milioni-1 mi­liardo.

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