La rete della Popolare di Milano crede al piano di rottura con il passato proposto da Matteo Arpe mentre la sede di Piazza Meda si stringe attorno allassociazione degli «Amici» e al consigliere delegato in pectore Enzo Chiesa, con la contestuale discesa in campo di Andrea Bonomi: a 24 ore dallassemblea dei soci che questa mattina dovrà decidere il salto della banca verso la governance duale e il rinnovo dei vertici, la base è dilaniata. Gli «Amici» sono partiti in vantaggio, ma tutto dipende da quale sarà lorientamento dei soci-pensionati, concentrati nellassociazione «Assoinsieme» che ha lasciato libertà di voto: alcuni esponenti guardano infatti con simpatia ad Arpe, che avrebbe raccolto molti consensi anche tra gli addetti del polo di via Bezzi a Milano.
Ma lincognita più pesante rimane quella delle deleghe di voto esercitabili: secondo Bpm sono 3, ma non è escluso che con un atto di imperio Bankitalia chieda limmediata applicazione del nuovo statuto che prevede 5 deleghe. Uno tsunami, che obbligherebbe a rimandare il rinnovo dei vertici.
Il distacco tra il fronte di Chiesa-Bonomi e quello di Arpe sarebbe comunque ridotto a qualche centinaio di voti: 11.272 i voti potenziali in base ai biglietti «staccati» in vista dellassise, di questi 5.988 sono attribuibili ai dipendenti (1.040 i figli minorenni) e 5.161 agli «esterni» : lo spaccato è al 19 ottobre (123 biglietti laggregato dei dipendenti del gruppo). Difficilmente tuttavia lassemblea sarà tanto affollata: nel 2009, quando Massimo Ponzellini detronizzò Roberto Mazzotta con 5.200 voti contro 2.600, i soci prenotati furono 13.835 (di cui 6.378 dipendenti). La campagna elettorale ha comunque fatto macerie, con Bpm costretta dalla Consob a fare ieri chiarezza sullo scandalo delle carriere pilotate in base alla fedeltà sindacale: dal 2006 a oggi la banca ha promosso 130 esponenti degli «Amici» o sindacalisti interni su 175, il 74% del bacino. Fatto, questultimo, esecrato anche da Raffaele Bonanni: «È quello che non ci va bene. Questo non ci è piaciuto, fa un danno allimmagine della democrazia economica», ha attaccato il segretario della Cisl chiudendo la campagna elettorale per Arpe insieme al candidato presidente Marcello Messori e ai leader sindacali Lando Maria Sileoni (Fabi) e Giuseppe Gallo (Fiba). La Commissione ha rimarcato come sia indispensabile anche laumento di capitale legato al piano industriale: «Il piano lho fatto io. Se non facciamo laumento entro il 31 ottobre» scade il consorzio di garanzia, «e chi ce li dà 800 milioni?», ha aumentato il pressing Chiesa (appoggiato da Uilca e Fisac) sottolineando quindi la pericolosità del possibile ribaltone.
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