Lennesima débâcle a Piazza Affari (-5,5%) ha segnato linizio di unaltra settimana di passione per la Popolare di Milano. Sette giorni decisivi per definire gli equilibri in vista del cda del 13 settembre prossimo che fisserà i dettagli dellaumento di capitale. Unoperazione alla quale guardano come spettatori «interessati» sia Mediobanca, guidata da Alberto Nagel e capofila del consorzio di garanzia, sia la Sator di Matteo Arpe, pronta a entrare nel capitale.
Nei prossimi giorni proseguirà il tira e molla tra i vertici di Bpm e Bankitalia sullentità della ricapitalizzazione. Gli uomini del governatore Draghi premono per una massiccia iniezione di liquidità da 1,2 miliardi. Il top management di Piazza Meda vorrebbe evitare un eccesso di offerta troppo penalizzante. Lincontro tra il presidente Massimo Ponzellini, il direttore generale Enzo Chiesa e i tecnici di via Nazionale è previsto tra mercoledì e giovedì. Nei giorni scorsi il numero uno dellistituto ha aperto moderatamente allipotesi di accogliere le richieste della Banca centrale, forte dellappoggio degli azionisti-dipendenti (che formano una maggioranza assembleare) e dello statuto della Popolare che impedisce qualsiasi tipo di takeover.
Mantenere lo status quo non sarà facile. Bpm capitalizza 543 milioni e potrebbe chiedere al mercato una cifra superiore al doppio della suo valore con limmissione in Borsa di 1,1-1,2 miliardi di azioni (se lo sconto si attestasse sul 20-25% finora ipotizzato salvo nuovi tracolli). Il rischio di un inoptato di rilevante entità non è trascurabile. Lex ad di Capitalia, Matteo Arpe, che ha il gradimento di Bankitalia ma non di Ponzellini & C.
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