Questa mattina il presidente Filippo Annunziata potrebbe chiedere al Cds della Popolare di Milano di mettere mano ai comitati interni e di circoscriverne i regolamenti per adattarli alla governance duale e chiarirne le funzioni. Ma sarà solamente il primo passo sulla strada che, a meno di sorprese, porterà Bipiemme a colmare in tutta fretta l’attuale «vuoto» di potere affidandosi a un nuovo capo azienda.
Pressata dalla crescente attenzione della Vigilanza, Piazza Meda dovrebbe scegliere l’amministratore delegato al massimo entro l’anno, magari sfruttando l’abbrivio del riassetto di Intesa Sanpaolo post Corrado Passera. Tanto che ieri il consiglio di gestione avrebbe valutato la possibilità di coinvolgere due cacciatori di teste, la favorita è Egon Zehnder. Bonomi mediterebbe infatti di «fare gli esami» all’intera prima linea di Piazza Meda, così da valutare eventuali sostituzioni. Sempre il Cdg ha anticipato al 29 dicembre la trasformazione in patrimonio del prestito convertendo ( la scadenza originaria era il 2013), così da fare cassa e rimborsare i Tremonti Bond. Resta però da superare lo scoglio del prezzo di conversione, ridotto a 2,71 euro dai 6 euro iniziali, ma lontanissimo dalle quotazioni attuali.Il Core Tier One proforma a fine settembre sarebbe l’ 8 ,7 %. La priorità di Bpm è trovare il timoniere, dopo l’interregno del direttore generale Enzo Chiesa: «Non è possibile che non ci sia nessuno chiaramente deputato a tracciare la rotta», si sfogava ieri un consigliere con il Giornale .
A non lasciare scampo è la stessa sentenza dei mercati: per i calcolatori di Piazza Affari la Popolare di Milano, al netto degli 800 milioni messi in cassaforte con l’aumento di capitale appena concluso, «varrebbe» infatti 5,4 milioni. Meno di Mondo Tv (che ha 14 milioni di capitalizzazione), il gruppo dei cartoons che annovera i Gormiti e Lupo Alberto. Si tratta di una provocazione, ma che lascia intendere il giudizio degli operatori:complice un’altra giornata difficile per le Borse, ieri Bpm ha perso il 6,8% (-7% il rosso di venerdì) chiudendo a 26 centesimi, contro i 30 centesimi richiesti in aumento di capitale, per una capitalizzazione complessiva pari appunto 805,4 milioni. A queste condizioni non è proponibile neppure l’asta per smaltire il pesante inoptato lasciato dall’aumento: il 18,7% (pari a 153 milioni di euro) malgrado l’operazione incorporasse uno sconto estremamente forte sul «Terp» (40%). Il consorzio di garanzia è guidato da Mediobanca e per avviare l’asta c’è un mese di tempo: il capo di Investindustrial dovrebbe assorbire una parte dell’inoptato per salire dall’attuale 6,6 al 9,9%, il massimo consentito dalla normativa, ma perché la mossa non avvenga in perdita il titolo deve rivedere quota 30 centesimi. Blackrock si è invece portata al 2%.
Da quando, era il 22 di ottobre, i capi
sindacali interni, al termine dell’assemblea dei soci da cui è uscito sconfitto Matteo Arpe, hanno buttato le braccia al collo di Bonomi al grido «Vai Andrea, ce l’abbiamo fatta!», il titolo ha perso l’83,5 per cento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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