Brüggen, eclettico olandese per la Società del Quartetto

Con la sua Orchestra del XVIII secolo e il violinista austriaco Zehetmair offre agli affezionati della grande musica tre capolavori di Mendelssohn

Piera Anna Franini

Il Concertgebouw è il fiore all’occhiello, d’accordo. Tuttavia Amsterdam non è una città che, musicalmente parlando, si ritrovi a coincidere con una istituzione. Aprono i battenti alla musica luoghi convenzionali e non: ha una sua stagione la ditta Cristofori, specializzata nella vendita di pianoforti, la Beurs van Berlage in origine era la Borsa del bestiame e delle merci, ora è la sede della Netherlands Philharmonic. Prolificano concerti nelle chiese, alcune dotate di organi storici, in estate non mancano concerti all’aperto o iniziative come concerti sull’acqua. In giugno è stato inaugurato il Muziekgebouw aan’t IJ, nuova sala da concerto collocata nella vecchia area portuale, lungo il braccio di mare IJ, auditorium pensato anche come residenza delle orchestre che ad Amsterdam, città musicalissima, nascono a getto continuo.
Fra i complessi olandesi di lungo corso, spicca l’Orchestra del XVIII secolo di Amsterdam, complesso che accorpa cinquanta musicisti specializzati nella prassi esecutiva dei secoli XVIII-XIX e che quindi impiegano rigorosamente strumenti originali o copie contemporanee. Orchestra voluta (nel 1981) da Frans Brüggen, l’artista olandese che si fece conoscere come prodigio del flauto dolce prima di coltivare l’attitudine per la bacchetta e per il repertorio settecentesco.
Brüggen e la sua Orchestra tornano a Milano quest’oggi, ospiti della Società del Quartetto, con un programma tutto nel segno di Felix Mendelssohn. Appuntamento alle 20.30, al Conservatorio.
Brüggen spesso ha fatto tappa a Milano grazie alla collaborazione periodica con Musica e poesia a San Maurizio e con I Concerti del Quartetto. Da olandese creativo e pragmatico, nel 1993 con la sua offerta alla città del concerto The Long March ha dato il primo spunto per la costituzione del «Fondo per le Cantate di Bach» alla base del progetto milanese di esecuzione integrale.
Brüggen e la sua Orchestra offrono stasera tre capolavori assoluti di Mendelssohn: Ouverture op. 26 «La grotta di Fingal», Terza sinfonia op. 56 «Scozzese» e il Concerto op. 64 affidato al violinista austriaco Thomas Zehetmair. Un Concerto che contiene tutti quegli ingredienti che da sempre lo rendono particolarmente appetibile a interpreti e pubblico: in testa l’equilibrio mirabile fra piglio brillante e slanci melodici a loro volta tra il dolce e il malioso. Concerto la cui scorrevolezza e vena melodica limpida e fluente sono tali da suggerire l’idea di una musical nata di getto, perfetta ancora prima i essere fissata sul pentagramma. Compiutezza e scioltezza che invece costavano a Mendelssohn mesi e talvolta anni di lavoro.


L’ouverture sinfonica La Grotta di Fingal e la Sinfonia «Scozzese» traducono l’intima esperienza della natura, del paesaggio e delle leggende nordiche. Suggestioni che per queste due partiture promanano dalla Scozia, con il suo carico di tenebrosità medioevali e soffi romantici.

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