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Br libero, guerra tra i poli sulla legge Gozzini

Dopo l’arresto del pluriergastolano Piancone, l’opposizione chiede l’abrogazione della norma sui benefici ai detenuti. L’Unione: "Non si tocca". L’ex brigatista trasferito nella sezione "irriducibili" di Biella

Br libero, guerra tra i poli sulla legge Gozzini

Roma - È sbagliata la legge Gozzini, o hanno sbagliato i giudici ad applicarla? Dopo l’arresto per una rapina in banca dell’ex Br Cristoforo Piancone, ergastolano in semilibertà, è questa la domanda centrale. L’opposizione, in testa An, preme perché si modifichino le norme sulle misure alternative al carcere, insieme a esponenti dell’Unione, da Antonio Di Pietro ad Enrico Buemi della Rnp. Ma Ulivo e sinistra radicale frenano.

Per il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, nel caso Piancone «si poteva anche valutare diversamente», soprattutto perché si tratta di «un terrorista che non si è mai pentito». Lo spirito della legge va salvaguardato, aggiunge, ma si può discutere su alcune modifiche.
Modifiche per rendere meno discrezionale la scelta dei tribunali di sorveglianza. Come quello di Torino, che nel 2004 ha concesso all’ex Br il regime di semilibertà. Alberto Marcheselli, che presiedeva il collegio, ha «la coscienza tranquilla». Si sente, però, come «un medico il cui malato è morto pur avendo fatto tutto il necessario: il dolore è grande, l’indignazione è enorme e lo scandalo è esattamente uguale a quello dei cittadini». Quel medico con la toga, ammette Marcheselli, ha «sbagliato la prognosi ma le medicine erano quelle dovute». Eppure, 3 anni dopo la concessione della semilibertà un altro magistrato dello stesso tribunale, Fabio Fiorentin, ha negato a Piancone la libertà condizionale perché non c’erano in lui tracce di ravvedimento. «È vero - ammette Marcheselli -, anch’io avrei potuto ragionare così se avessi ritenuto che la persona era un irriducibile, fedele ai valori del 1977. Ho commesso un errore? La prognosi era che lui si sarebbe ragionevolmente astenuto dal commettere delitti. Non è stata esatta, ma la messa alla prova implica la possibilità di un fallimento. Se la si vuole eliminare, spetta al legislatore».

Saranno gli ispettori inviati a Torino dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, a valutare se il provvedimento era proprio «doveroso», come dice il giudice.Per il sottosegretario Ds alla Giustizia Luigi Manconi, la vicenda «è assolutamente scandalosa» e bisognerà vedere «se qualcuno ha sbagliato», ma non è per questo «inevitabile il processo alla magistratura di sorveglianza». Nè si può buttare a mare la «sacrosanta» legge Gozzini. Chi tradisce la fiducia dei magistrati come Piancone, ricorda, è lo 0,3 per cento dei condannati che godono dei benefici.

Le polemiche, però, sono alle stelle, mentre il gip di Siena convalida l’arresto di Piancone. L’ex Br, condannato per 6 omicidi e 2 tentati omicidi, è nell’aula intitolata ad una delle vittime del terrorismo, Vittorio Bachelet. Qual è il suo atteggiamento verso di loro?, gli chiedono, prima del trasferimento tra gli «irriducibili» del carcere di Biella. «So che ho provocato dolore e mi dispiace, ma in quel tempo ero diverso, combattevo una battaglia. Molti dei miei compagni sono morti e anch’io ho provato profondo dolore». La rapina, dice, non serviva a finanziare attività d’eversione. «Avevo solo bisogno di soldi».

La colpa è della Gozzini, per Gianfranco Fini. «Andrebbe abrogata o quanto meno resa molto più restrittiva». Eliminando, spiega il leader di An, l’automatismo che dopo 25 anni di galera dà diritto ai benefici. «Piancone non si è mai dissociato, e il fatto che in prigione si sia comportato bene non può bastare a lasciarlo libero». Per Fini, lo Stato deve stare dalla parte delle vittime. Quelle che preparano una manifestazione di protesta per domani davanti al carcere di Biella. Guidate da Bruno Berardi, figlio del maresciallo ucciso dal gruppo di Piancone.

Nell’applicazione della Gozzini, afferma un’interpellanza udc, si tende a compiere «abusi». Serve «un provvedimento di urgenza che limiti i benefici per taluni gravissimi reati». Di abusi parla anche il leader dell’Idv Di Pietro: bisogna che il carcere sia «scontato» per i criminali che «hanno nel Dna la volontà di delinquere». Niente premi per assassini e sequestratori, dice Buemi dello Sdi. Voci dal centrosinistra che «goffamente scimmiottano le ricette demagogiche della destra», ironizza Franco Monaco dell’Ulivo.

La Gozzini non si tocca, per Oliviero Diliberto del Pdci, Giovanni Russo Spena di Rc e verdi come Paola Balducci.

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