Br "ospiti" del Comune di Padova

Tre arrestati per terrorismo hanno vissuto in case popolari occupate abusivamente. E a uno è stato addirittura assegnato l’alloggio

Br "ospiti" del Comune di Padova

Gian Marco Chiocci e Stefano Zurlo

Una casa non si nega a nessuno, figurarsi a tre futuri (presunti) brigatisti. Il Comune di Padova vanta questo invidiabile record e qualche merito devono pur averlo gli esponenti del centrosinistra che reggono l'amministrazione cittadina da 14 anni, a parte la parentesi del quinquennio 1999-2004. La storia degli alloggi popolari assegnati agli arrestati Claudio Latino, Andrea Scantamburlo e Davide Bortolato è la storia di tanti alloggi popolari gestiti dalla partecipata Ater, occupati dai militanti d'estrema sinistra, poi sanati con la benevolenza di qualche politico vicino ai compagni del sindacato e dei centri sociali del Triveneto.
Una vecchia abitudine, questa di occupare abusivamente le case. Latino, leader del Cpo Gramigna, sperimenta con successo il gusto di prendersene una gratis per parecchio tempo fino a quando, il 24 settembre 2003, la polizia municipale gli fa un controllo a sorpresa. Da un breve esame della documentazione e con un'indagine porta a porta tra i coinquilini, scopre che «l'assegnatario dell'alloggio (...) non vi dimora stabilmente» e ha addirittura subaffittato l'appartamento.
Il 7 aprile la municipale torna e apprende che i coniugi Latino anziché vivere tra le quattro mura regalate dal Comune amico «dimorano verosimilmente a Brescia o Milano» e l'appartamento è invece utilizzato, prima «da un uomo di nome Davide di circa 40 anni che lavora come infermiere ad Abano Terme» e poi, da successive verifiche, «da una persona sconosciuta di bassa statura». Come se non bastasse la moglie di Latino, Maria Zanin, pure indagata, alla polizia nemmeno «risulta residente a Padova».
Il 28 gennaio 2005 giocoforza il Comune ribadisce la necessità di pronunciare la decadenza che solo due mesi più tardi diventerà esecutiva in quanto l'immobile «è abitato da persona non autorizzata».
E chi sarebbe il subaffittuario dell’abusivo sanato? Un'altra vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, arrestato pure lui nell'ultimo blitz sulle nuove Br: Alessandro Toschi. «Secondo quanto emerso dall'ultimo rapporto informativo della polizia municipale - scrive il responsabile del Settore patrimonio del Comune - (...) è stata accertata la presenza all'interno dell'alloggio di certo Toschi Alessandro riconfermando quanto già constatato dalle verifiche precedenti circa le diverse assenze di Latino e della signora (...)». Anziché procedere allo sfratto dell'abusivo, il Comune predispone altri accertamenti.
L’8 agosto 2005 la polizia municipale suona ancora al citofono: «Ci ha risposto una voce maschile chiedendo chi fossimo. Dopo essermi qualificato, questi non apriva la porta di ingresso. Lo scrivente ripeteva gli inviti ad aprire suonando, ma sempre con esiti negativi. Verosimilmente - osserva l'ispettore - l'atteggiamento dell’occupante fa desumere che lo stesso avesse qualcosa da nascondere agli operanti». Qualcosa da nascondere? Ad oggi, nonostante le risultanze chiare dell'istruttoria, il Comune non ha pronunciato la decadenza dell'assegnazione dell'alloggio.
Stessa trafila per Andrea Scantamburlo. Il 17 settembre 1997 l'Ater segnala l'occupazione abusiva di un appartamento in piazza Toselli. La verifica delle generalità degli inquilini è affidata come al solito alla polizia municipale che individua il padrone (abusivo) di casa. Il Comune, anziché chiudere gli allacci di acqua e gas come da pratica già avviata, revoca lo stop e dopo tre mesi segnala la necessità di fare ulteriori verifiche per procedere allo sgombero. Il 26 maggio 1998 segnala che è diventato definitivo il decreto per il rilascio dell’alloggio abusivamente occupato, ma il 30 novembre l'assessorato dispone a sorpresa «di assegnare a Scantamburlo l'alloggio di proprietà Ater in piazza Toselli per la durata massima di due anni».
E ancora. Davide Bortolato il 18 settembre 1989 viene segnalato dall'Ater quale «occupante abusivo» di un alloggio popolare. Per avere il riscontro ufficiale, però, il Comune impiega la bellezza di tre anni: solo il 15 settembre 1992 la polizia accerta con sicurezza la presenza di Bortolato accompagnandola a un post scriptum: «Costui è un noto personaggio dell'autonomia operaia». Anziché essere motivo di preoccupazione, la notizia ha l'effetto contrario. Tutto tace per sei lunghi anni.

Il 28 luglio 1998 l'Ater segnala che Bortolato non paga l'indennità di occupazione e che se non versa l'importo dovuto può scordarsi la sanatoria. Detto, fatto: due mesi più tardi la posizione di Bortolato è sistemata benché dalle carte si deduca che la morosità, in quel momento, persistesse ancora.

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