Dal Brasile all'Italia arbitro per Gesù

«Come arbitro desidero che un giorno, prima della partita, i giocatori di ambedue le squadre preghino insieme affinché la partita sia un esempio di bravura e fair-play, e che sia uno spettacolo che porti gioia ai tifosi al di là del risultato». Nel libro dei sogni per un calcio migliore c’è anche quello di Anderson Gleison Marques, 30enne brasiliano da dieci anni residente a Milano, arbitro e Atleta di Cristo. Come Edinson Cavani che con i suoi gol fa sognare Napoli, Nicola Legrottaglie che difende l’area della Juventus o Manuel Mancini del Verona che sul terreno di gioco si trasforma, e da uomo mansueto diventa il «mastino del Bentegodi», anche Anderson ogni domenica è lì in campo. C’era anche domenica scorsa quando ha svolto la funzione di assistente nel match del girone B della serie D fra Alzano Cene e Legnago. Prima della partita si è caricato «con gospel a volume massimo per sentire in me la presenza di Dio», poi ha pregato «per tifosi, dirigenti e soprattutto per i giocatori, perché tutti abbiamo ne bisogno».

Ancora una volta ha dovuto prendere decisioni «in tempo reale», ma non è un problema «perché oggi la gente non pensa prima di parlare, invece dobbiamo respirare, ragionare e poi dare la risposta, e lo stesso va fatto in campo, con la bandierina: respira, analizza se era fuorigioco, e poi segnala».

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