Il Brasile aspetta la resurrezione di Ronie

Contro l’Australia di Hiddink la Seleçao cerca il nono successo consecutivo nella fase finale

Riccardo Signori

nostro inviato a Monaco

Non c’è più tempo per dubbi e fantasmi. Non c’è più tempo per aspettare Ronaldo e scoprire il suo male oscuro. Il circo do Brasil si presenta a Monaco per mostrar la ruota del pavone con il suo quadrilatero magico. Ci sarà pure Ronaldo, che ha oscurato tutti e tutto, vittoria compresa, con il suo revival ’98. Sarà destino che, nel bene e nel male, il bla bla brasiliano giri sempre intorno al gordo, poi diventato fritado, ora definito malato. Ronaldo ha scacciato malevolenze e dubbi, ha cercato parole per convincere non essendoci riuscito sul campo. Sente vicino il calore di una panchina bollente. Parreira lo ha difeso anche stavolta, avendo stretto un patto d’onore col giocatore: ti aspetto finché posso, ma se non ti svegli vado per altre vie. Ronaldo cerca un gol disperatamente, convinto che quella sia la medicina per ogni giramento di testa. Difficile nascondere gli stravizi. Meglio mostrare i pregi.
Il Brasile stasera se la gioca con l’Australia. Detto con Parreira è la sfida tra «l’orso e il coccodrillo». Al ct del Brasile piace sentirsi coccodrillo. Forse dimenticando che i coccodrilli sono celebri anche per le lacrime. «Ma tutto didende dall’ambiente in cui si combatte: acqua o terra». La Selecao è animale d’acqua. «Dove servono tecnica e velocità». L’Australia è il grande e goffo orso, «lo affronti sulla terra e devi badare alla sua forza fisica». La Selecao proverà a sgusciargli via dalle grinfie: un successo e pensare agli ottavi di finale potrebbe essere tutt’uno. Ma non tutto sarà facile. Il mondiale è pieno di trappole. L’Argentina ha chiesto spazio per avere la leadership sudamericana. La partita con la Croazia ha lasciato più dubbi che certezze. Cinque giorni fa Kakà tolse tutti d’impaccio. Stavolta dovranno mandar segnali anche gli altri tre.
I centrocampisti non ci stanno a faticare per conto terzi mettendo in dubbio il sogno di essere Exacampeon. Emerson e Ze Roberto devono lavorare per quattro. Il puma juventino ha già lanciato segnali di scontento. «Qui devo fare un lavoro a cui non sono abituato, sto molto indietro, fatico e spero che il quadrilatero magico faccia il resto». Ronaldinho garantisce, ma per ora solo a parole. Adriano deve guardarsi alle spalle, Robinho spinge e lui fa il doppio gioco. Coccola Ronaldo, ma poi dice: «Con Robinho mi trovo bene in attacco». Un giorno o l’altro finirà per restare lui in panchina. In Brasile hanno già cominciato il tam tam del malcontento. E lui ieri ha risposto: «So che è il momento di dare una svolta al mondiale. Lo vogliamo tutti». Ronaldo è un mistero non proprio buffo.
La Selecao attende la resurrezione di Ronie e ieri ha chinato la testa per un buffone di corte. A Monaco è morto per infarto, guarda caso mentre giocava a pallone, l’uomo che faceva divertire mezzo mondo con le imitazioni del Fenomeno ingrassato e del presidente Lula: si chiamava Claudio Besserman Vianna, in arte Bussunda. Era amato come si amano i cabarettisti che fanno ridere, ma non fanno male. Seguiva la nazionale in Germania per conto di Rede Globo e mandava in scena sorrisi e cattiverie: un incrocio tra Fiorello e Gene Gnocchi. Stava per compiere 44 anni. Ronaldo ha perso forse uno degli specchi migliori di se stesso, s’è fatta più lunga quella faccia perennemente ingrugnita. «Sono triste per la morte di una persona che ammiravo». Pace in cielo per quel Ronaldo che faceva sorridere, non altrettanta in terra per quello che per ora fa piangere.
Adesso sotto con l’Australia che tien dalla sua un risultato che sorprese: l’ultima volta vinse 1-0, trattavasi di Confederation cup in Giappone, anno 2001, partita per il terzo posto. Tanto bastò per il solito ribaltone brasiliano che poi spinse Scolari sulla panchina e il Brasile al successo nel mondiale dell’anno dopo. Ma il Brasile non può temere l’Australia, questo racconta Parreira, che interpreta storia e presunzioni della Selecao.

«Loro sono una squadra che gioca molto sul piano fisico, noi pensiamo al nostro lavoro: giocare al football e imporre stile e tecnica». Colpiti e affondati, almeno a parole. Contro la Croazia, il Brasile ha infilato l’ottava vittoria consecutiva nelle partite di coppa del mondo: difficile che fallisca la prova del nove.

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