Brasilia - Torna a farsi sentire l'ex esponente dei Proletari Armati per il Comunismo Cesare Battisti rifiuguatosi in Brasile dopo aver lasciato la Francia per evitare l'estradizione in Italia dove è stato condannato all'ergastolo per quattro omicidi tra il 1977 e il 1979 . "L’Italia è il paese dove sono
nato, dove vivono i miei familiari. Non dubito che un giorno
potrò andarci da libero cittadino. È ciò che desidero": a
pochi giorni dalla sentenza dell’Alta Corte brasiliana che
deciderà il suo destino, Cesare Battisti non nasconde i propri
progetti per il futuro.
In un’intervista scritta, rilasciata all’Ansa dal carcere di
Papuda, vicino Brasilia, l’ex terrorista rosso ha sottolineato
che il Brasile è un paese "sovrano", ritenendo quindi che
nell’udienza in programma mercoledì, il Supremo Tribunal
Federal respingerà la richiesta d’estradizione avanzata da Roma
nei suoi confronti.
"Credo che non ci sia tensione diplomatica
tra Italia e Brasile, l’amicizia tra i due paesi è troppo
forte" e non può essere messa in crisi da "una semplice
questione di sovranità nazionale", ha aggiunto Battisti.
"L’Italia, che ha imparato molto dal calcio di Kakà,
Ronaldo e tanti altri, potrebbe ora imparare dalla saggezza
brasiliana che ha ispirato l’amnistia, che tanto ha contribuito
alla democratizzazione di questo paese", ha proseguito l’ex
militante dei Pac, il quale
si chiede inoltre se "non sia l’ora che l’Italia volti pagina e
vada oltre gli anni di piombo".
Nel precisare di aver accolto "con grande sollievo" l’annuncio sulla data nella quale l’Alta Corte esaminerà la richiesta d’estradizione, Battisti risponde che i magistrati "hanno avuto molto tempo per studiare il mio caso, e capire che non sono responsabile dei quattro omicidi" per i quali l’ex militante Pac è stato condannato in Italia. E proprio in vista dell’udienza, Battisti precisa che se il Tribunale "lo riterrà necessario, sono pronto a comparire in aula". "Farò di tutto per far valere le mie ragioni", aggiunge, osservando che in carcere ha avuto il tempo "per continuare a scrivere. Sto finendo il mio terzo romanzo da quando sono in Brasile. Ho la fortuna di condividere la cella con un prigioniero molto tranquillo. Il regime penitenziario non è dei peggiori, ma il carcere è il carcere, anche se per fortuna posso contare su un ampio sostegno esterno".
Nell’intervista, scritta a mano in un buon portoghese, Battisti precisa infine di "aver trascorso tanto tempo senza scrivere in
italiano che ormai non riesco più a pensare nella mia lingua madre. Ciò mi dispiace, ma in fondo è una sensazione solo momentanea: sono sicuro che un giorno potrò recuperare il mio italiano per le strade di Roma".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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